La Formula uno è diventata come i cinepanettoni. È un film che a furia di esagerare con le «tette» all'aria e le battute volgari tutti guardano, dimenticano e soprattutto non stupisce più. In Corea ne abbiamo avuta l'ennesima dimostrazione. Della gara, della vittoria di Vettel, del crollo Ferrari ci siamo quasi già scordati. Però abbiamo impressi incendi, scoppi di gomme, i sorpassi finti provocati dalle ali mobili, le auto dei pompieri in gara... Che spettacolo. Triste, però. Intendiamoci: Vettel e la Red Bull dominano il mondiale e lo fanno con merito e i sospetti, le invidie, i misteri che comunque circondano il loro duopolio non devono impedirci di capire lo spessore della loro impresa. Siamo infatti davanti a un grande campione e a una saga tecnica che verrà ricordata in futuro. Come Senna e la McLaren, come Schumi e la Ferrari che, guarda caso, portavano con sé il loro bravo corollario di sospetti.
Detto questo, però, il rischio cinepanettone è evidente. Vettel ha stravinto, gara numero 34 in carriera, l'ottava dell'anno, ha 77 punti di vantaggio, quarto mondiale di fila ipotecatissimo, in Giappone potrebbe essere già campione, e per tutto questo ben di dio statistico è stato inquadrato con il contagocce nel Gp. Perché in uno sport spettacolo il gesto agonistico non conta. Meglio se chi domina balla il tip tap sui tavoli. Però se al campione che guida la corsa si para davanti una jeep dei pompieri che pareva guidata da Mister Bean, allora certo che lo si inquadra. Perché questo è accaduto. Il direttore di corsa l'ha mandata in pista con troppa fretta a spegnere l'incendio della Red Bull di Webber, giro 38. Però che show, che spettacolo, quello spettacolo che chiedono Ecclestone e gli sponsor e forse e purtroppo anche molti team.
In questo filone tragicomico s'inserisono le gomme Pirelli che non c'era un pilota che fosse veramente tranquillo nel guidare. Ieri si è dechappata l'anteriore destra di Perez, McLaren e gli altri hanno corso sul fuoco. Erano tutti come bagnanti in spiaggia alle 12 col sole a picco che camminano sulla sabbia incandescente. Webber se ne uscirà dicendo «al fornitore non importa dei piloti». Alonso aveva tuonato il giorno prima. Per poi fare pace ieri. Pace armata. Altri stanno zitti per quieto vivere. C'è da domandarsi se il pubblico si emozioni nel vedere un bel duello abortire perché il cinepanettone a 300 all'ora prevede che dopo tot giri il rivale resti a piedi nudi. E ancora: emozionano i sorpassi indotti da ali mobili che chi supera sembra su una Lamborghini e chi subisce su una Panda? Siamo abituati, ormai non sappiamo neanche più che cosa significhi vedere una vera corsa automobilistica. Se lo ricordano i meno giovani. Che infatti s'incazzano. Certamente, per il popolo rosso vestito, il cinepanettone è ancor più indigesto. Perché la Rossa non va, Alonso chiude sesto e umiliato e dice «la Red Bull ci dà mezzo minuto ad ogni Gp...». Impossibile digerire Massa che prova ad aiutare il compagno nell'unico modo possibile: cercando di sbatterlo fuori alla prima curva pur di sollevarlo dall'onere di correre una gara calvario.
Cinepanettoni e Formula tristezza. La Pirelli degli show, i sospetti, la Ferrari che non ne azzecca una e per di più sembra aver perso autorevolezza in questo sport. Sembrano l'Italia di questi tempi. Sono l'Italia.
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