A llora lo fa apposta? E se così fosse, tutti giù il cappello: il sor Tav(ecchio) avrebbe stravinto. Per non offendere la sua intelligenza, c'è da pensarla così. Megalomane oltre ogni pensiero: prima parla dei negri che mangiano banane. E sono guai. Poi ci dice: «Mi sono ritrovato più importante di Sua Santità e della guerra in Palestina». E sono bestialità. Infine, non contento, insegue miti e drammi: «L'assassino di John Kennedy non ha subìto quello che ho subìto io in questi giorni». Non saranno le perle di un pirla, come direbbe Mourinho. Ma Tavecchio parla e sbaglia, parla e va fuori giri, e nessuno gli ricorda che un bel silenzio... Sennò c'è da pensare che tutto sia strategia per farsi mettere all'angolo, per convincere perfino i suoi sostenitori che ha ragione Agnelli, circa l'inadeguatezza, ed evitargli di proferire il dignitoso: mi ritiro. Cioè: me lo dicano gli altri. Ormai basterebbe qualche «no!» pesante. Se così fosse, idea da finissimo stratega: quindi personaggio assolutamente fuori posto in una federazione di grossolani venditori di fumo. Ma c'è il timore che Tav ancora una volta ci abbia messo di fronte alla sua realtà: un benemerito signore che conosce il fatto suo negli affari e nel calcio dilettanti, ma che di fronte a grandi e più rumorose platee sbaglia sempre la parolina, ci assorda con battute mal riuscite, figlie di una boccaccia che dovrebbe starsi zitta e di uno spropositare su fatti e argomenti molto più grandi e devastanti di una semplice elezione alla federcalcio.
Fra l'altro Lee Oswald, il killer di Kennedy appunto, è finito male, nel senso di ucciso, in due giorni appena. Non è augurabile al sor Tav che ha solo la colpa di essere appoggiato da una confraternita di furboni e vecchi marpioni.
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