«Per colpa di Seedorf avrei lasciato il Milan Ecco come Inzaghi mi ha convinto a restare»

«Con Seedorf il rapporto non è stato facile, non stavo più bene nè a Milanello nè in panchina». Adesso è ufficiale, spiegato in modo trasparente, con tanto di firma d'autore, in questo caso Mauro Tassotti, storico collaboratore tecnico da Cesare Maldini a Max Allegri, rimasto da gennaio a maggio al fianco di Seedorf. Il sodalizio tra i due aveva prodotto una ferita nell'animo di Tassotti, rimarginata solo dall'addio al “professore” e l'avvento di Pippo Inzaghi. Ecco dunque uno spaccato della frattura verificatasi dentro le mura antiche e gloriose di Milanello. Per cementarla, Silvio Berlusconi e il Milan al completo, compresa sua figlia Barbara, hanno provveduto ad esonerare Seedorf e a scegliere Inzaghi. L'olandese ha diviso, Pippo ha il compito di riunire il Milan attorno alla bandiera. Tassotti, intervenuto a bordo della crociera rossonera, non ha nascosto un solo particolare del suo tormento. «Sono stato molto vicino a lasciare il Milan e seguire lo staff di Allegri» la confessione pubblica, finita sui giornali da tempo, quindi non notizia inedita ma considerata dalla controparte, lo staff del tecnico, una “polpetta avvelenata” offerta in pasto al pubblico per mettere in cattiva luce il successore di Allegri. Per chi lo avesse per caso dimenticato, va ricordato che uno degli episodi che avevano “mortificato” Tassotti spingendolo a immaginare un futuro lontano da Milanello fu una mail spedita dal computer di Clarence Seedorf nella quale invitava il suo collaboratore «a non alzarsi dalla panchina durante la partita», pratica che spettava unicamente allo stesso Clarence.
A recuperare Tassotti, ha provveduto Inzaghi. «Da calciatore era uno che curava ogni dettaglio, si preparava al meglio e si informava su tutto, così si comporterà da allenatore. Ha usato il pressing nei miei confronti e ho capito che il mio posto è qui, al Milan» la conclusione di Mauro che tornerà a recitare il ruolo di ascoltato suggeritore. Che il contenzioso tra Milan e Seedorf sia destinato invece a fare ancora notizia, è testimoniato dall'iniziativa dell'agente di Clarence: si è rivolta allo studio milanese del prof. Tiziano Treu, ex ministro del lavoro e dei trasporti con premier Dini, Prodi e D'Alema per proporre causa per danni nei confronti del club rossonero. «É prematuro qualsiasi pronunciamento, la pratica è appena arrivata sui nostri tavoli, la stiamo studiando, cercheremo di trovare un accordo senza ricorrere in giudizio» la chiosa diplomatica del professor Treu. Per niente preoccupato Leandro Cantamessa, legale del Milan reduce dall'assemblea infuocata di Lega sui diritti tv. «Nella classifica dei miei pensieri questa notizia occupa tra il 36° e il 37° posto» la battuta di Cantamessa che pure tentò di negoziare con Seedorf la risoluzione consensuale del contratto, senza giungere al traumatico epilogo dell'esonero. «Sono debolmente incuriosito dal sapere quali sarebbero stati i danni supplementari arrecati a Seedorf visto che nel calcio l'esonero fa parte delle regole del mestiere di allenatore e nel frattempo continua a riscuotere regolarmente il suo stipendio» la replica vera e propria.

Seedorf è sempre stato convinto che l'antipatia dei media nei suoi confronti fosse alimentata dal fronte interno: s'informasse presso Tassotti e un paio di senatori, Montolivo o Bonera, a scelta. Di sicuro questo epilogo non gioverà alla immagine di Seedorf: quale presidente si prenderebbe in casa un allenatore che dopo l'esonero vuole portare la società in tribunale?

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