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Com'è Settebello Paris. Il missile azzurro delle discese impossibili

Settimo trionfo sulla "sua" Stelvio. Sulle 2 piste incubo (Bormio e Kitz) ha vinto undici volte

Com'è Settebello Paris. Il missile azzurro delle discese impossibili

Otto, nove, dieci, in un crescendo di emozioni la discesa di Bormio si è decisa lì, in quei sette minuti che hanno visto in pista Marco Odermatt, numero 8, Dominik Paris, 9, e Niels Hintermann, 10. Era sembrato insuperabile il tempo di Marco, fisico longilineo, poco più di 80 chili, leggerezza assoluta nelle gambe, nei piedi, nella testa. Il leader di Coppa aveva messo in fila Kilde, Kriechmayr e Mayer, tre fra i grandi favoriti assieme a Beat Feuz, che si era autoeliminato sedendosi sullo sci interno e finendo la sua gara vicino alle reti, primo ritiro dal gennaio 2017 per il re delle ultime quattro stagioni. Ma ecco Domme affacciarsi al cancelletto della pista Stelvio, la sua pista, quella dove ha già vinto sei volte, cinque in discesa e una in superG. Già prima del via nei suoi occhi si era vista quella luce speciale che vuol dire sicurezza. E quando i suoi cento chili sono usciti dalla casetta di partenza, quella sicurezza si è trasformata in una cavalcata trionfale, impossibile da valutare in diretta, quando la tendenza è soprattutto quella di guardare il cronometro che corre e segna luce verde. Con calma, dopo, analizzando ogni passaggio, ci si è resi conto di come Paris sappia domare questa picchiata come nessuno, sapendo, centimetro dopo centimetro, dove passare, dove ammortizzare un dossetto e dove tenere giù il piede. Perfetto sui salti, velocissimo negli schuss, preciso anche nelle curve che Odermatt aveva pennellato, non riuscendo però a fare la differenza, perché anche Paris in curva è stato fantastico tenendo il passo dello sciatore più forte del momento.

La settima vittoria è qualcosa di grandioso, pochi atleti nella storia della Coppa del Mondo sono stati così dominanti su una singola pista e fa effetto notare che l'azzurro della Val d'Ultimo ha costruito il suo palmares di 20 vittorie (e quaranta podi, Thoeni a quota 24, Tomba 50) soprattutto sulle due piste più toste e temute del circuito, la Stelvio di Bormio e la Streif di Kitzbühel, dove ha collezionato undici vittorie fra discesa (nove) e superG (due). Con i 100 punti di ieri Paris è anche passato al comando della classifica di discesa e vedendolo indossare il pettorale rosso, tutti (e forse lui per primo) hanno pensato finalmente!, perché il titolo di discesista numero 1 non l'ha mai vinto, anche se da anni lo meriterebbe.

Cosa mancava? Regolarità, capacità di evitare le giornate no, quella in cui ieri sono incappati gli austriaci più attesi (Kriechmayr e Mayer) e tutto sommato anche Alex Kilde, il norvegese, finito sesto dietro a nomi poco noti come Hintermann, Hemetsberger e Schwaiger. Ora la sfida per Domme sarà tenere quel rosso sul petto fino a marzo, passando per un gennaio ricco di classiche (due discese a Wengen e due a Kitz) e magari mettendo la sua firma anche sulla pista (si dice molto difficile) dell'Olimpiade. Oggi intanto concederà la rivincita in superG: Odermatt fa paura, ma se la luce negli occhi sarà ancora quella giusta, Dominik sarà difficile da battere. Così come ieri è stata difficile da battere nel gigante di Lienz la francese Tessa Worley, la meno giovane al via, la più veloce al traguardo davanti a Petra Vlhova e Sara Hector, con Federica Brignone quarta e contenta per la grandiosa rimonta nella seconda manche, dal 12° posto.

Bassino ha chiuso sesta e Goggia dodicesima.

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