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"Combatto per i Giochi e metto i tacchi"

La karateka veneta insegue Tokyo: «La disciplina mi ha reso più donna»

"Combatto per i Giochi e metto i tacchi"

Occhi magnetici, bellezza femminile al servizio di pugni e calci con il sogno di una medaglia olimpica lì, a portata di mano. Ma Sara Cardin, campionessa mondiale kumite 2014 e tre volte europea (2010, 2014 e 2016) nella categoria 55 kg, a Tokyo 2020 deve ancora arrivarci; lei che ha scritto anche un libro (Combatti! Ho scelto di vincere) dove racconta di una donna al tempo stesso fragile e determinata, con sogni da guerriera e fantasmi da affrontare come l'anoressia e la bulimia; lei che, coinvolta dall'associazione Fight the Stroke per il camp estivo Fight Camp, ha offerto il suo sorriso a bambini con disabilità motoria a causa di ictus precoci.

Sara, il karate per i bambini con disabilità motoria?

«È un modo per lavorare con le arti marziali facendo leva sullo sviluppo della motricità degli arti».

E lei è il personaggio ispirazionale.

«Mi piace essere un punto di riferimento in uno sport dove puoi mostrare qualcuno che ce l'ha fatta grazie all'allenamento».

L'ultimo sforzo, la qualificazione olimpica...

«È fattibile. Ora ci saranno diversi appuntamenti per fare i punti necessari, sono fiduciosa».

Ha senso il karate ai Giochi?

«Assolutamente sì. Ci sono tantissimi praticanti, è uno sport completo e spettacolare. Perché non dovrebbe avere senso?».

Questa rincorsa a Tokyo 2020 le costa una promessa fatta alla mamma però...

«Le avevo detto che quando sarei diventata campionessa del mondo avrei smesso. Però se puoi andare alle Olimpiadi, come fai a dire di no?».

La mamma l'ha presa bene?

«Da piccola voleva iscrivermi a danza. Io correvo attorno alla tavola urlando: Campioni del mondo. Ha capito e ha accettato la mia scelta».

Vedere una bella donna dare calci e pugni stona con l'immaginario collettivo, non crede?

«Ci sono tantissime donne che praticano arti marziali e, più in generale, sport maschili. E non è che per questo perdono femminilità».

Dice?

«Mi piace togliere il kimono e mettere i tacchi. Non è che per praticare uno sport aggressivo devi essere un maschiaccio, anzi. Da piccola lo ero più, il karate mi ha reso più donna».

Paolo Moretto è allenatore e marito: chi comanda?

«In palestra lui, devo cercare di farmi comandare. Ma quando arrivo a casa gliela faccio pagare».

Ci credo, con una donna che ama le auto sportive...

«E ci aggiunga la Juventus, anche se da quando non c'è più Del Piero non è la stessa cosa».

Non le piace Cristiano Ronaldo?

«Lui è la star. Ma io sono nata a Conegliano, per me Del Piero è l'immaginario del calcio».

Sa già cosa farà una volta appeso il kimono al chiodo?

«Mi è piaciuta l'esperienza da commentatrice televisiva, ma mi vedo anche tecnico o nell'esercito».

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