Rischia molto il team principal Marco Mattiacci. Ma di certo, da ieri, nel Circus, in molti gli daranno del lei. Anche se in inglese si usa il tu. Nessuno proverà più a prenderlo per i fondelli perché indossa gli occhiali da sole anche in garage o perché col ciuffo brizzolato fa molto hollywood e molto mi piaccio tanto.
L'operazione Vettel è un capolavoro coraggioso. La Ferrari è infatti un nome immenso ma oggi in pista vale la Force India. E questi piloti cresciuti a latte, playstation e Red Bull, lo sanno. Al mito, preferiscono vittorie chiavi in mano. Per cui non era scontato riuscire a convincere un 4 volte iridato come Vettel a ripartire da zero. Capolavoro anche perché quando Mattiacci è stato prelevato con la forza da Ferrari America e piazzato in F1 (è uomo di Montezemolo stimato da Marchionne), si è trovato su Marte. E in un casino: tecnici che si davano la colpa a vicenda e un pilota talmente frustrato da mandare a quel paese tutti. «Siete scemi, voglio una Red Bull in regalo» cose così. In più, Domenicali e Montezemolo, cercando di tutelarsi in caso Alonso fosse andato via a fine 2013, avevano preso Kimi: che a Maranello si è spento.
Mattiacci, arrivato in aprile, a inizio estate era già addosso a Vettel, da cui ha poi ottenuto un sì di massima. Con questo jolly in tasca ha detto no a tutte le richieste al rialzo di Alonso che voleva sì andar via, ma solo alla Mercedes, e intanto però sventolava l'offerta McLaren.
Mattiacci deve aver continuato a dire di no anche quando lo spagnolo è sceso a più miti consigli. Troppo tardi e troppi attriti pregressi. Se un nuovo ciclo parte da zero, che sia nuovo per davvero. E «vaffa» al passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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