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il commento 2

A desso l'Inter è tranquilla, Mancini sa vincere anche con la pioggia. E Thohir si sentirà più leggero: nello spirito e nel portafoglio. Chissà mai non abbia pensato di farsi un regalo per il primo anno di nozze con l'Inter che scade appunto oggi. Un divorzio per lui, e seconde nozze societarie con un tecnico che tutti gli hanno consigliato, a cominciare da Moratti. Mancini non è la soluzione di tutti mali ma ne può risolvere qualcuno e, soprattutto, sostenere il peso di un progetto calcistico ed economico. Ha prevalso la linea dell'investire, prima ancora del tagliare. Potrebbe essere di insegnamento anche per quel certo modo di far quadrare i conti a casa nostra: si tratti di aziende o di politica. Mazzarri rischiava di essere un voto a perdere, inutile puntare ancora su di lui per qualche partita: avevano capito tutti, ed anche Thohir, che l'Inter non era cosa sua. Troppo pesante la contestazione del pubblico per reggere a lungo. Mazzarri sarà pur bravo con squadre di certo rango, non altrettanto con un livello superiore. Non è (ancora) allenatore metropolitano. La squadra ormai era piatta, i giocatori forse confusi da troppe nozioni e indicazioni e l'allenatore si stava incartando anche nella testa, non solo nelle tattiche.

L'Inter è pazza e fa impazzire. Ed ha contagiato anche l'aplomb orientale di Thohir. Ma ET se l'è giocata come fosse un giro di poker: spendere meno e rischiare di perdere i milioni che verrebbero dalla posizione Uefa-Champions? O provare con il rilancio che significa più entusiasmo, magari più biglietti venduti allo stadio, più appeal per gli sponsor e chissà non arrivi il terzo posto? Moratti, già tempo fa, gli aveva dato un consiglio tecnico. Thohir ci ha aggiunto l'orizzonte finanziario ed ha messo sul tavolo un investimento da circa 20 milioni complessivi al lordo, oltre a quanto dovuto ancora a Mazzarri. Mancini investe la sua credibilità nel rilanciare una squadra senza chiedere altri grandi sforzi al presidente, almeno fino a giugno. Arriva prima del derby: il momento migliore per cambiare la faccia all'Inter e alla sua gente. Anche stavolta, ed è già la seconda dopo il caso Vucinic-Guarin, ha vinto il pollice verso del pubblico.

Non è bene per una società, ma ora nessuno avrà più alibi: chi se ne va e chi resta.

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