Si può promuovere, con qualche lode, la "prima" autentica del nuovo Milan di Sinisa Mihajlovic dopo la preparazione scandita da due giudizi contrapposti: positivo al ritorno dal viaggio in Cina, deludente, molto deludente al rientro dall'Audi cup quando l'asticella (Bayern e Tottenham) si è alzata nettamente. Promozione dunque meritata per la mezz'ora di calcio dinamico e intenso, espresso a velocità considerevole, per l'intesa già eccellente mostrata dai due attaccanti Luiz Adriano e Bacca, per il funzionamento del nuovo dispositivo di centrocampo (De Jong scudo protettivo davanti alla difesa, Honda incaricato di ritornare sui suoi passi centrali per provare a dettare le geometrie). Al netto dei rinforzi intervenuti, le differenze più marcate rispetto all'edizione passata del Milan sono almeno due: c'è un'idea complessiva di squadra, con i meccanismi ben definiti, e c'è una condizione fisica degna della competizione prossima. Nessun giudizio invece è lecito confezionare sui due giovanotti titolari del fortino rossonero (Rodrigo Ely e Romagnoli) che pure hanno mostrato qualità personali e feeling a causa della ridotta cifra tecnica del rivale. Già domenica notte a Firenze, al cospetto di una squadra considerata la rivelazione dell'estate italiana, la prova sarà molto impegnativa.
Ha qualche ragione Mihajlovic nel dichiararsi insoddisfatto a causa dell'atteggiamento finale dei suoi (11 contro 10) contraddistinto da un noioso possesso palla, senza mai affondare il colpo che dev'essere invece l'istinto-killer delle squadre di rango. Legittimo anche il lamento per i fischi che hanno messo in croce Cerci al primo errore della sua ridotta esibizione, retaggio forse delle insoddisfazioni passate più che dell'attuale performance. Su un punto però il nuovo tecnico ha di sicuro preso un granchio. Nel presentare la sfida col Perugia per la qualificazione in coppa Italia ha citato la famosa frase di bonipertiana memoria («vincere non è importante, è l'unica cosa che conta») come per sposarne la filosofia.
Deve sapere Sinisa, e qualche addetto farà bene a rammentarglielo, che il motto del casato milanista nell'era Berlusconi è sempre stato un altro: vincere e convincere. Che vuol dire assumere l'impegno di vincere non "con mezzucci da dozzina" ma attraverso il bel gioco che è poi il moltiplicatore dei singoli talenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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