di Riccardo Signori
Non sono cose da Inter. No, meglio non equivocare: non sono cose da Inter nascondere risse, litigi, mugugni da spogliatoio. E quindi il caso Cassano-Stramaccioni si è inserito nella felice aneddotica. Era da troppo tempo che Cassano non litigava ufficialmente con qualcuno ed era da un po' che il rapporto con Stramax navigava sul filo dell'incertezza. Il problema non è nato dopo l'ultimo allenamento, ma certamente da più lontano. Piuttosto è difficile ritrovare un allenatore nerazzurro che si sia messo mani addosso con un giocatore e il racconto sia passato alle stampe nel giro di una notte.
Fotografia del momento: la notizia del litigio non ha fatto bene a nessuno dei due. Ne escono entrambi con qualche graffio. Cassano c'è abituato, Stramax rischia di incrinare un po' l'immagine a cui ha tanto lavorato. Resta permaloso e magari un po' presuntuoso. Lo ha dimostrato anche ieri raccontando l'accaduto, assumendosi responsabilità per dimostrare che lui decide, quando invece decidono gli altri: un copione che si ripete spesso. Eppure non ci sarebbe tanto di male, vista inesperienza, giovane età e il miracoloso curriculum professionale che non lo mette al riparo da errori e ingenuità. Intendiamoci: Cassano ha fatto diventare matti allenatori anche più navigati, non bastano i volemose bene con quel tipo di combina guai. Lo sopporti finché ce la fai, poi meglio per tutti se uno dei due sgomma.
Però dire: il giocatore non è sospeso sennò non si sarebbe allenato, è da asilo infantile. Dove sta scritto che un calciatore sospeso non si deve allenare. Al contrario: si allena e semmai non gioca. Già dimenticato il pasticciaccio combinato con Sneijder? Anzi, la decisione che Stramax ha orgogliosamente rivendicato potrebbe essere un errore: una squadra con tre punte non può permettersi il lusso di tenerne una in tribuna. A Catania non sarà facile vincere. Ci fossero tante riserve, Cassano potrebbe passare anche un mesetto in salotto. Così no. Così va salvaguardato l'interesse comune.
Poi è vero che tre attaccanti non bastano (ne servono cinque). E questo è un errore grave del club, di chi gestisce il mercato e di chi ha avallato le scelte. Moratti non ha ragione di essere soddisfatto per due-tre cosette: la lite è una ragione in più per aver perso il buon umore. L'allenatore perde colpi nel suo leaderismo, Cassano perde punti per il rinnovo del contratto.
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