Novanta minuti, una partita di calcio, ma è solo una coincidenza. Novanta minuti è il tempo impiegato dalla Giunta Coni straordinaria - primo passaggio cruciale delle tre settimane che potrebbero scrivere il futuro del calcio italiano - per prendere atto che a oggi non ci sono i presupposti giuridici per commissariarlo.
Giovanni Malagò avrebbe voluto accelerare i tempi, ma si sarebbe esposto a pericolosi ricorsi al Tar per come sono scritte le regole, così terrà nel cassetto la drastica soluzione. Almeno fino a quando il calcio, e in primis la Lega di A («il motore economico del sistema calcio, sono il primo a dirlo», così il numero uno dello sport italiano), non darà un segnale forte. Ecco che la deadline è fissata all'11 dicembre, giorno nel quale scadrà il commissariamento dell'ormai ex presidente Figc Tavecchio, non prorogabile perchè quest'ultimo può esercitare solo l'ordinaria amministrazione degli uffici di via Allegri.
«Loro sostengono di avere la governance, ma se la Lega di B avrà un presidente (oggi verrà eletto Mauro Balata che sembra aver trovato il consenso politico della maggioranza dei club, ndr), in quella di Milano ci sono ancora nove caselle da riempire. Se questo accade, tanti auguri al calcio...», sottolinea Malagò. Secondo il nuovo statuto, faranno parte del consiglio di Lega un presidente, un amministratore delegato (che sarà anche vicepresidente e a cui spetterà la direzione delle attività economiche e commerciali, e un terzo manager indipendente con la carica di direttore generale insieme ad altri quattro membri, espressione dei club. Poi dovranno essere scelti i due soggetti che siederanno in Consiglio federale. Un passaggio facile a dirsi, ma ancora lontano dal realizzarsi. L'assemblea convocata per lunedì 27, nella quale dovrà essere trattato anche l'importante argomento dei diritti tv, non darà la fumata bianca. Da quel momento ci saranno solo due settimane per trovare la quadra. In caso contrario, Malagò è pronto a convocare una Giunta straordinaria il 13 dicembre nella quale varare, con tanto di nome («ma ribadisco, non sarò io, non sarebbe serio», ribadisce Malagò), la fase del commissariamento della Figc. Che potrebbe durare almeno un anno.
Il presidente del Coni è convinto che sia «l'unica soluzione, anzi la scelta doverosa perchè la crisi del calcio coinvolge il sistema Paese in modo non paragonabile con nessuna altra federazione. È una piena che travolge tutto e tutti, sarebbe poco serio far finta che non sia successo nulla. Il calcio italiano va riformato, vanno cambiate le regole, e lo si può fare solo con un Commissariamento lungo che cambi lo Statuto. Perché quello attuale, con i pesi politici che condizionano qualsiasi scelta, impedisce di voltare pagina. E con questi presupposti, nessuno ora riuscirebbe a trovare un ampio consenso». Basta quindi con i tavoli o i vertici, di cui si è abusato in precedenti periodi di crisi del pallone (l'ultimo quello di Calciopoli nel 2006, ndr). «Ho un'agenda pienissima e non voglio perdere tempo, questi signori hanno già detto che non ne vogliono sapere... La A non ha potuto partecipare al consiglio delle dimissioni di Tavecchio, ora ha il potere entro l'11 dicembre di prendere la decisione di cambiare le regole. E conoscendo Carlo Tavecchio, per rispetto delle istituzioni non convocherà le elezioni prima di quella data, se lo facesse, sbaglierebbe», dice Malagò.
Che si prepara alla trasferta di Zagabria per il Consiglio olimpico europeo e per la Giunta di martedì 28 a Bari.
Dove il pallone perderà altri milioni di euro sull'altare della distribuzione dei contributi Coni per i mancati risultati a livello di nazionali giovanili (vedi l'Under 21 che ha fallito per due volte l'accesso ai Giochi).
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