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Alla conquista del West: Conte mette in mostra la Juve sul Golden Gate

Come per i vecchi pionieri l'obiettivo è fare fortuna esportando il marchio bianconero. Presente Agnelli

Alla conquista del West: Conte mette in mostra la Juve sul Golden Gate

Sognando la Champions League, la Juventus spera intanto di prendersi la California. L'approccio pare essere stato quello giusto: giorni di allenamenti durissimi alla Stanford University, 60 km a sud di San Francisco, nessun infortunio serio e la truppa finalmente al completo eccezion fatta per Pogba (arriverà oggi) e Pepe, rimasto a Torino ma ormai sulla via del recupero. Domattina all'alba (le 5 italiane), l'esordio nella Guinness Champions Cup: avversario l'Everton, formazione di buon livello della Premier League che - se battuta - proietterà la Signora alla sfida del 4 agosto probabilmente contro il Real Madrid in quel di Los Angeles: come antipasto di stagione, davvero niente male. Per la serie: nessuno cercherà il risultato a tutti i costi, ma è chiaro che il motto secondo cui “vincere aiuta a vincere” alberga sempre nella testa e nel cuore di Antonio Conte. Evitare insomma brutte figure, please, anche per dare una mano al marchio Jeep presente sulle maglie bianconere: John Elkann, Marchionne e Andrea Agnelli (presente negli States) apprezzerebbero, i paisà pure e i tifosi manco a dubitarne.

Business is business, ovunque si vada: il mercato americano - per una società quotata in Borsa che sogna sempre più in grande, ingaggiata per l'occasione con due milioni di euro - non può essere ignorato e del resto il desiderio di esportare il proprio marchio diventa quasi una necessità volendo competere con le Grandi d'Europa. Due scudetti di fila hanno intanto dato una lustrata all'immagine della squadra più amata d'Italia e, se un paio di estati fa negli Usa per i bianconeri si scomodarono 47.000 spettatori in tre partite (la metà di quante ne raccolsero Barcellona a Manchester United in una sola), stavolta si punta molto più in alto.

Nel frattempo, dopo avere lavorato alla Home of Champions (motto della Stanford University, dove nel 2005 Steve Jobs pronunciò il suo famoso discorso con tanto di invito «Stay hungry stay foolish» rivolto agli studenti), tra poche ore Buffon e compagni sfideranno l'Everton all'AT&T Park di San Francisco, casa dei Giants ovvero i campioni in carica del baseball che al momento hanno però il peggior record della West Division: suona tanto come un monito per la Juventus tricolore, comunque massacrata dal solito Conte Rambo style. Doppi allenamenti anche qui, nessuna concessione agli svaghi e San Francisco vista al momento solo con il binocolo: «I giocatori sono pagati per lavorare, non c'è molto altro da aggiungere», ha già ribadito Conte. Che lavorino e possibilmente vincano, allora: Tevez e Llorente saranno gli osservati numero uno anche contro la squadra più vecchia di Liverpool, per affrontare la quale il tecnico bianconero dovrebbe concedere minuti pure ai nazionali. «L'arrivo di Tevez ci ha reso orgogliosi, significa che abbiamo meritato di essere prima stimati e poi scelti da uno di quei giocatori che spostano gli equilibri», ha detto Buffon nei giorni scorsi rendendo l'idea di una Juve ancora hungry ovvero affamata.

La concorrenza è insomma avvisata: qui si fa ancora (molto) sul serio e per di più l'opera di Marotta non è ancora terminata: sfumato (?) Zuniga, il favorito per la fascia sinistra torna a essere Kolarov (prestito oneroso dal Manchester City). Anche Biabiany rimane nel mirino, pur se a questo punto si deve cominciare a vendere per portare a casa almeno 20-25 milioni: Isla, Marrone e De Ceglie sono in standby, Quagliarella (Norwich), Matri (Lazio, Napoli e un paio di squadre della Premier) e magari Vucinic (Zenit) fanno gola ma costano ancora troppo.

Intanto, la Juve li mette in vetrina sul Golden Gate.

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