Da una veronese all'altra. Il Verona domenica scorsa, il Chievo stasera. Per Conte, identico dovrà essere il bottino finale: con meno patemi, però. Perché il campionato si sta dimostrando più difficile del previsto («ero stato facile profeta, ma onestamente non mi aspettavo di ricevere risposte così forti da Inter, Napoli, Roma e Fiorentina») e perché non sempre si possono rimettere in piedi partite nate storte. È già successo di andare sotto con Inter, Copenaghen e appunto Verona: due pareggi e una vittoria sono poi arrivati comunque, ma «non possiamo aspettare che ci rifilino un cazzotto per darne poi due. Non sempre ci si riesce, questo è il fatto».
Juve avvisata mezza salvata, insomma. Partire forte e rimanere davanti, come in un Gp di Formula Uno. E, se richiamati in panchina, lì si deve restare senza bronci e senza andare negli spogliatoi: «Non c'è nessun caso Pirlo - ha spiegato Conte - semplicemente perché fino a domenica non esisteva una regola. Lui è andato direttamente sotto la doccia (a metà del secondo tempo contro il Verona, ndr) perché poteva farlo. Adesso però si cambia: chi viene richiamato, si siede e guarda il resto della partita insieme ai compagni a meno che non sia in barella. Chi deciderà altrimenti, si beccherà una multa salata e rimarrà un mese fuori rosa». Sorrisino ironico e via, verso un altro argomento e con la certezza che episodi come quello di domenica non accadranno più.
Stasera Pirlo - sempre in attesa del rinnovo del contratto, in scadenza a giugno - sarà quasi certamente al suo posto, non essendo la regola retroattiva: al suo fianco il rientrante Marchisio darà un turno di riposo a uno tra Vidal o Pogba, mentre in difesa Barzagli tirerà il fiato (tendinopatia da smaltire) lasciando il posto a Ogbonna. Sarà ancora turnover e del resto non si può fare altrimenti, essendo nel bel mezzo di 7 partite in 23 giorni: Lichtsteiner e Peluso potrebbero così riprendersi le fasce al posto di Isla e Asamoah, mentre in attacco regna il dubbio: stagliandosi all'orizzonte Toro, Galatasaray (a proposito, Terim è stato esonerato) e Milan («su Balotelli non dico nulla, non trattandosi di un mio giocatore»), Tevez o non Tevez? «Lui ci ha portato qualcosa in più sia a livello di spessore tecnico che di carattere - ammette Conte -. Le sue qualità esaltano la nostra idea di gioco, ma noi non siamo dipendenti da nessuno perché la mia idea di calcio è un'altra. Non dimentichiamo poi che la Juve, senza Tevez, ha vinto due scudetti di fila, uno da imbattuta e uno da grande protagonista». L'Apache potrebbe insomma stare seduto, Vucinic dovrebbe comunque avere una maglia, gli altri se la giocano e non è detto che alla fine non la spunti Giovinco, finora il meno utilizzato.
Di sicuro, Conte si aspetta battaglia e annusa trappole: «Pare che il Chievo utilizzerà il 5-3-1-1, intasando la propria metà campo. Capita sempre più spesso che contro di noi gli avversari cambino modulo quasi rinunciando a fare la partita, come invece non accade contro altre squadre. Ognuno può fare quel che crede, ma non è semplice fare calcio quando si hanno otto giocatori marcati a uomo. Siamo soltanto alla quinta giornata, eppure c'è già la necessità impellente di difendersi a oltranza per conquistare punti preziosi». Così va il mondo anche se le statistiche dicono che la Juve, pur segnando soli tre gol, abbia tirato oltre cinquanta volte contro le porte di Copenaghen e Verona: «Ero più preoccupato quando, nonostante poche conclusioni in porta, avevamo battuto la Lazio prima 4-0 e poi 4-1.
Quella Juve non mi aveva per nulla soddisfatto: preferisco la versione attuale, un po' sfortunata e magari limitata dalle prodezze del portiere avversario». Anche i conti tornano: il Cda ha approvato il bilancio al 30 giugno con una perdita di 15,9 mln, rispetto ai 48,6 (+67,3% di miglioramento) dell'esercizio precedente, grazie ai proventi della Champions.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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