Conte: «È il campionato più difficile ma il Chelsea deve tornare in Champions»

«La Juve era reduce da due settimi posti, poi ho vinto tre scudetti di fila»

Lorenzo Amuso

Londra. L'inglese resta da perfezionare. Ma l'emozione della prima volta si rivela nei sorrisi imbarazzanti, nella voce rotta dall'imbarazzo, nello sguardo pieno di soddisfazione. Basso profilo, prudente fino al catenaccio, entusiasta: così si presenta Antonio Conte alla stampa inglese. La sua prima conferenza stampa da manager del Chelsea, nella sala stampa dello Stamford Bridge strapiena di telecamere e taccuini, scivola via senza proclami né promesse roboanti. Troppo presto per lanciare il guanto di sfida all'establishment del calcio inglese. Perché, come spiega lo stesso ex Ct dell'Italia: «Quando si arriva in una nuova realtà bisogna entrare in punta dei piedi, rispettando usi e costumi». E l'apprendistato è appena cominciato. Solo due giorni, e oggi già si parte. Destinazione Austria dove domani il Chelsea sarà già in campo per la prima amichevole stagionale (contro l'Austria Vienna). Scenderà in campo la controfigura della squadra che Conte dovrà guidare al riscatto dopo il deludente decimo posto di quest'anno. Il mercato è appena cominciato e finora gli ha regalato solo Michy Batshuay, giovane attaccante belga di belle speranze. Ma Conte sa che in Premier, ricoperta d'oro dal nuovo contratto dei diritti tv, i desideri si possono avverare. E paziente attende, promettendo di adattarsi alla rosa che gli verrà messa a disposizione: «L'allenatore è come il sarto, deve confezionare l'abito migliore a seconda del tessuto che ha a disposizione. Ho lasciato la nazionale proprio per tornare a respirare l'odore dell'erba. Amo questo mestiere, lo vivo con passione, la mia ambizione è migliorare i calciatori con cui lavoro». Per condurli a quali obiettivi non lo dice, ma sono sottintesi nelle frettolose ambizioni del patron dei Blues, Roman Abramovich. «Ci attende un anno estremamente difficile perché arriviamo da una stagione negativa. Abbiamo l'obbligo di tornare in Champions League e lottare fino alla fine per vincere il campionato». Il più equilibrato e incerto di sempre: tante squadre in lizza per il primo posto, un'illustre schiera di top-allenatori: «Quello inglese è sicuramente il campionato più difficile al mondo. Altrove sono due, massimo tre, le squadre che lottano per la vittoria. Qui sono sei o sette. E il trionfo del Leicester lo scorso anno ci insegna molto».

Non ha avuto ancora tempo per chiamare Claudio Ranieri, perché «La cosa più importante adesso è lavorare, lavorare, lavorare. In questi primi allenamenti ho visto l'atteggiamento giusto, di chi vuole lottare per tornare in alto».

Un percorso di redenzione pieno di ostacoli, ma non il più difficile della carriera: «Quando sono arrivato alla Juventus erano reduci da due settimi posti, e poi abbiamo vinto tre scudetti di fila». Eccolo qui, lo scatto d'orgoglio. Sul finale, quando gli chiedono che cosa lo accomuna a José Mourinho: «Ci sono tecnici vincenti, e non vincenti. Chi è vincente è speciale».

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