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Conte chiede aiuto alle società «Vincete in Europa. Per l'Italia»

Il ct: «Difficile prevedere dove saremo tra due anni con la nazionale Ma i risultati dei club ci possono aiutare a fare la strada che serve»

Le ultime partite a San Siro non incoraggiano: la gente non ha soldi, il calcio dei mediocri ha stancato, il tifo non ci casca più. Ma qui si parla di Italia. Ci vuole un sacro fuoco, non solo quello che Conte chiede ai giocatori. Milano si prepara ad ospitare Italia-Croazia, appuntamento clou del nostro girone europeo, domenica 16 novembre a San Siro. Ieri il ct si è ritrovato con il sindaco di Milano a Palazzo Marino. La Scala, quella vera, a far bella vista in contrapposizione, e loro a parlare della Scala (ex) del calcio. Il sindaco a chiamare i tifosi allo stadio, facendo strane divagazioni tra dodicesimo e tredicesimo uomo, e il ct a fargli da spalla prima di parlare del calcio che gli sta a cuore: quello sul campo.

Ma quale sarà mai l'Italia del calcio? In questi giorni parla quella dei club e il commissario tecnico sta appeso alle immagini. Non tanto per dare un'occhio ai suoi giocatori, ma con la speranza di veder prender corpo ad un movimento che batte in testa. Conte fa il ct a tempo pieno, anche se non è come fare l'allenatore. Ripete a giocatori e giornalisti sempre le stesse parole. «Per vincere servono metodo, disciplina e sacro fuoco. Alcuni ce l'hanno, altri meno: devo essere bravo ad alimentarlo, facendolo divampare». Un'idea ad uso e consumo del tifo per la maglia azzurra, ma anche per le squadre che si battono in coppa. Dimmi come vai e ti dirò che calcio sei.

Il ct utilizza un giro di parole per arrivare a questa sintesi. «È importante aver visto vincere la Juve, così come speriamo per tutte le nostre squadre in Europa. È difficile prevedere dove saremo fra due anni con la nazionale. Ora siamo dietro a Germania, Spagna, Olanda, Belgio e Francia. Veniamo da una cocente delusione, abbiamo preso coscienza dei gravi problemi del calcio italiano, ed è importante che i nostri club facciano un bel percorso internazionale. Difficilmente negli ultimi anni siamo riusciti ad arrivare a quarti e semifinali, ma le vittorie ci aiutano a percorrere la strada che serve. Abbiamo tempo per colmare il gap. Ora, per la nazionale, conta qualificarsi all'Europeo per fare qualcosa di straordinario in quel mese in Francia».

I discorsi ovviamente intrecciano il destino di un calcio che diventa nazionale solo per poche partite. La Croazia sarà un punto di passaggio. «Arriva nel momento giusto per vedere a che punto siamo del nostro percorso», spiega il ct. E qui i discorsi si ampliano a giovani, giovanetti e vecchia guardia. Stavolta per la difesa mancheranno in tre: Bonucci (squalificato), Astori e Barzagli. Non ci sono problemi, assicura Conte. «Abbiamo alternative». Magari nella under dalla quale pescare, visto che si giocheranno due partite ravvicinate: quella con la Croazia eppoi l'amichevole con l'Albania a Genova, due giorni dopo. «Saranno convocazioni corpose». Magari con Okaka e Romagnoli rampolli Samp, ma anche Rugani dell'Empoli. E chissà Bertolacci, Soriano, verranno recuperati Cerci e Insigne.

Avanti c'è posto, basta saperselo conquistare, sottintende il ct. E qui vengono sbuffi e sberlotti. Conte ha messo Balotelli in naftalina, che si conquisti una convocazione. Per altri le parole valgono più di uno schiaffo. Era partito con l'idea El Shaarawy, poi ha tirato il freno. Il discorso di gambe, disciplina e sacro fuoco non è mai rilanciato a caso. Per esempio l'attaccante del Milan non deve ancora aver imparato la lezione. Conte lo carezza. «Ha potenzialità notevoli ed è giovane». Poi lo sberla: «Sta a lui decidere se diventare un grande calciatore o uno normale. Ha le caratteristiche per lasciare il segno in Italia e all'estero. Può e deve crescere. Io ci punto, e lo fa anche il mio amico Inzaghi».

E se il “suo amico Inzaghi“ storce il naso, pure Conte si adegua. Quel rivendicato sentimento di amicizia è un avviso per chi voglia intendere. Il tempo corre e il Faraone non se ne avvede. Una sola partita di campionato per convincere il commissario tecnico a non fargli perdere la grande abbuffata di convocazioni del week end nazionale.

L'Italia del calcio è diventata arida, peccato perdere per strada qualche buon seme.

Italia e club, mai come oggi serve che vincano insieme.

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