Sport

Conte ha fallito la svolta democratica

"Qui come fai sbagli. Avevo chiesto garanzie ai ragazzi". Problema del gol: Anelka sorpassa Quagliarella

Conte ha fallito la svolta democratica

Roma - Alle 11,30 ultima rifinitura a Formello, Petkovic orientato a lasciare il 4-1-4-1 per il 4-4-2 schierato nella ripresa al Borussia Park. In difesa spazio a Konko e Radu, con la coppia centrale Biava-Ciani, a centrocampo fuori lo squalificato Ledesma, oltre a Mauri, problemi alla caviglia. Punte Floccarie Kozak. Petkovic ha già capito tutto: «Contano solo i tre punti. La Lazio a Siena su otto partite ne ha vinta solo una? Un segnale in più per giocare al 120 per cento, può essere la partita della svolta. Kozak bene solo in Europa? Quei movimenti ora deve farli anche in Italia, in campionato gli manca la convinzione, deve essere più cattivo e produttivo». C'è un terzo posto da difendere: «Tutti hanno avuto difficoltà, anche la Juve. Ma non ci sono scuse, vogliamo l'Europa».

Domanda che segue il ko della Juventus contro la Roma: meglio l'Antonio Conte che “decido tutto io” o quello che lascia (più o meno) democraticamente la scelta ai giocatori? Visto il risultato dell'Olimpico, verrebbe da aprire la busta numero uno: «Avevo chiesto ai ragazzi se, dopo le fatiche di Champions, ci fosse qualcuno che non si sentiva in grado di dare il cento per cento - questo il succo del pensiero del tecnico -. Tutti mi avevano dato ampie garanzie, ma evidentemente quanto accaduto sul campo non ha legittimato quel tipo di atteggiamento. Rimaniamo comunque sereni: siamo ancora primi in classifica e con i quarti di Champions ipotecati».

Tutto vero, per carità. Fatto sta che la Signora ha perso la quarta partita della sua stagione (tutte in campionato) e che le lamentele circa il calendario le possono inoltrare a turno più o meno tutte le grandi. «Ci vorrebbe più attenzione nei confronti di chi gioca in Europa - ha ribadito Conte - cercando di riportare in alto il ranking del nostro calcio. Scendere in campo 3 volte in 8 giorni non aiuta». Però così è, né si possono fare tanti cambiamenti: la Juve non è l'unica ad avere problemi di questo genere.
Di sicuro, analizzando la storia più o meno recente, va detto che contro la Roma si è chiuso il decimo ciclo ravvicinato stagionale e soltanto in un'occasione i bianconeri sono riusciti a vincere tutte e tre le partite, nel trittico di dicembre contro Shakhtar Donetsk (Champions League), Palermo e Cagliari (Coppa Italia). Magari significa qualcosa, magari no. Peraltro, spostando lo sguardo alla passata stagione, lo scenario non cambia di molto: soltanto due volte i bianconeri avevano fatto filotto (a gennaio contro Atalanta, Roma e Udinese, ad aprile contro Roma, Cesena e Novara), incartandosi spesso nella famosa “pareggite“ in occasione dei tre impegni in otto giorni. In nessuno di quei momenti Conte era stato evidentemente troppo democratico nella scelta della formazione, però i risultati erano stati lo stesso un po' al di sotto del solito: forse allora va preso atto che in una stagione così densa di impegni un capitombolo ogni tanto diventa quasi inevitabile.

Tornando all'attuale stagione, la Juve era stata per esempio sconfitta dall'Inter alla terza partita in sette giorni (dopo avere battuto Catania e Bologna) e dal Milan dopo avere passeggiato sui resti del Chelsea con però un evidente dispendio di energie psicofisiche: «Noi dobbiamo giocare di squadra e suonare il nostro solito spartito - è stata la successiva analisi di Conte -. Se andiamo a braccio stecchiamo, perché non abbiamo la qualità per risolvere la partita con il singolo».
Quel che in realtà è parso strano nel post ko dell'Olimpico è stata la presa di distanza di Conte dalla squadra, conclusa con quel «come la fai, sbagli» che pareva quasi un «me l'aspettavo che finisse così». Evidentemente il tecnico bianconero non l'ammetterà mai, ma l'impressione è stata quella: durerà lo spazio di poche ore, ma intanto ha sorpreso. Così come ha sorpreso che la squadra non abbia trovato la via del gol per la prima volta dal 25 novembre (Milan-Juventus 1-0: i bianconeri hanno quindi segnato per sedici partite di fila) e che uno come Quagliarella sia stato sorpassato anche da Anelka, buttato per la prima volta nella mischia del campionato in un match così complicato dopo avere assaggiato il campo solo negli inutili minuti finali di Glasgow.
Resettare tutto - musi lunghi compresi - diventa adesso obbligatorio. Due giorni di riposo potrebbero essere sufficienti: domattina la sveglia suonerà per tutti con grande anticipo visto che il ritrovo a Vinovo è stato fissato per le ore 8.

Poi toccherà al Siena fare da vittima in vista della sfida diretta contro il Napoli di venerdì 1 marzo: match che non sarà preceduto da alcun incontro infrasettimanale.

Commenti