
«Noi la torta l'abbiamo preparata da tempo. Adesso occorre mettere solo la ciliegina». E poi: «Sento troppa responsabilità, altrove non era così». E ancora: «Volevamo dare fastidio e ci siamo riusciti, ora c'è da vedere che tipo di fastidio vogliamo dare fino alla fine». Pillole di saggezza estratte dal Conte-pensiero alla vigilia di una partita che vale tanto, forse troppo visto il carico di tensione che gli azzurri si portano dietro da una settimana, da quando hanno sprecato il primo bonus lasciandosi rimontare dal Genoa. Parma significa molto più di mezzo scudetto, perché dopo resteranno solo novanta minuti da giocare e arrivarci anche con il punticino di vantaggio attuale potrebbe risultare decisivo.
«Siamo andati ben oltre le aspettative, l'obiettivo era la Champions che è stata raggiunta con quattro giornate di anticipo. Ma quando arrivi a giocarti lo scudetto nella nostra situazione di classifica, allora ti rendi conto che la normalità non esiste: abbiamo recuperato quaranta punti all'Inter rispetto a un anno fa ma non possiamo far finta di niente, come se non ci fosse nulla in palio: abbiamo compiuto un percorso difficile, fatto di sacrifici, insperato, zeppo di stress e tensioni che però ci siamo meritati. C'è un coinvolgimento totale che bisogna saper gestire, perché poi bisogna fare sempre i conti con l'imponderabile: prendete l'esempio del City di Guardiola, ha giocato contro una squadra retrocessa per blindare la Champions eppure non è andato oltre lo zero a zero».
Sono parole chiarissime, lasciano intuire quanto Conte abbia lavorato sulla testa più che sul fisico dei propri calciatori. Parma è decisiva, è un match-ball tricolore ma è pure un campo tosto, contro gli emiliani hanno sofferto e perso punti la Juve, l'Inter, il Milan e se Conte si gioca la scudetto, i ducali si giocano la salvezza.
«Non è una finale solo per gli azzurri, lo è anche per noi» ha fatto notare giustamente Chivu, il cui passato parla di sette anni da interista ed è ovvio che oltre alle esigenze personali, ben volentieri l'allenatore rumeno aggiungerebbe stimoli extra.
Di Parma poi, Napoli si porta dietro uno dei ricordi più tristi della propria storia calcistica, forse il peggiore: al Tardini retrocesse in B nel 1998. Quella era una squadra depressa, avvilita, avviata verso il fallimento, questa per dirla sempre alla Conte «deve avere l'ambizione di imprimere per sempre nomi e cognomi con una vittoria».