S tavolta il miracolo non arriva. Germania in semifinale, Italia a casa dopo una maratona di 18 rigori (decisivo l'errore di Darmian e la trasformazione di Hector) ma a testa altissima visto come ha affrontato alla pari i campioni del mondo in carica in un match che non verrà ricordato né per intensità né per bellezza. Anche stavolta i tiri dal dischetto, tirati sotto la curva dei nostri tifosi e già per cinque volte fatali agli azzurri in manifestazioni ufficiali, non ci dicono bene. I tedeschi invece interrompono la maledizione azzurra (otto gare senza vittorie in manifestazioni ufficiali) e si prendono in una sera la rivincita di anni. Il nostro sogno si interrompe sul più bello, ma grazie lo stesso.
Dimenticatevi la partita di marzo: era un'Italia sperimentale quella sulla quale la Germania passeggiò comodamente. Da quella partita abbiamo imparato molto, nonostante gli azzurri abbiano perso pezzi per strada (vedi Verratti e Marchisio nella marcia di avvicinamento alla Francia). Ne è venuto fuori un gruppo unito negli intenti (sacrificio, umiltà e lavoro le parole d'ordine) comandato e sferzato con grande personalità da Conte. Peccato che l'avventura sia finita così, dal dischetto. Questa Nazionale ha dimostrato che poteva fare ancora strada in questa competizione.
Bella la scenografia offerta dalla curva tedesca a inizio match, con tanto di Coppa Europa di carta, quasi a voler esorcizzare la maledizione azzurra che incombe sulla Nationalmannschaft. È una partita a scacchi questa Germania-Italia. Il primo a fare la mossa è Loew che lascia fuori Draxler e inserisce Howedes. I tedeschi cambiano così pelle, segno che ci temono e non poco, proponendo la difesa a tre (una mossa che il ct, dicono i bene informati, ha testato molto nell'avvicinamento alla gara con gli azzurri) e di non facile lettura tattica. Insomma, con il 3-4-1-2, la Germania tenta di coprire tutte le parti del campo, canovaccio che non cambia anche quando lo juventino Khedira lascia la contesa ed entra l'altrettanto esperto Schweinsteiger. Conte però non trema, la sua Italia regge bene nei primi 25 minuti - anche se i ritmi teutonici non sembrano vertiginosi - con la solita retroguardia a 5 già vista con Belgio e Spagna. Importante il lavoro degli esterni Florenzi e De Sciglio che quando gli azzurri riescono ad alzare il baricentro, rendono molto offensiva la nostra squadra e fanno abbassare i diretti avversari di fascia. Parolo è preciso nelle chiusure, ereditando alla perfezione le caratteristiche di De Rossi, molto bene Giaccherini, nonostante l'evidente gap con i panzer tedeschi, che in collaborazione con Bonucci - come in occasione del primo gol segnato al Belgio - costruisce la più bella azione azzurra. La ripresa mostra però una Germania più decisa e un'Italia un po' in affanno: Florenzi regala un salvataggio da cineteca sul tiro di Muller, poi al primo errore Ozil ci punisce. Invenzione di Gomez che pesca Hector in area, sorprendendo la difesa azzurra, sul cross deviato da Bonucci arriva il centrocampista dell'Arsenal che trafigge Buffon (prima rete subita in quest'Europeo). Il gol subito potrebbe avere un effetto devastante per i nostri - Buffon compie un miracolo sulla deviazione di Chiellini che anticipa Gomez - ma la reazione è immediata. Boateng compie un'ingenuità (il plateale tocco di mano in area) regalando a Bonucci il primo rigore della sua carriera. Che il difensore della Juve non sbaglia, dimostrando sangue freddo anche dagli undici metri. Conte inserisce Darmian per uno sfinito Florenzi e di fatto rende più difensiva la sua squadra.
Nel frattempo la nazionale allunga la propria lista degli ammoniti e si va ai supplementari nei quali le emozioni sono ridotte al
lumicino. L'apertura errata di Draxler sciupa un'occasione propizia per la Germania, la giocata in area di Insigne, entrato al posto di Eder autore di un match di grande sacrificio. Poi la lotteria dei rigori, a noi fatale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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