Conte striglia i tecnici «Azzurri in panchina ma almeno allenateli»

Incontro in Lega con qualche assente di troppo Tavecchio: «Chi non c'è ha sempre torto» Il tecnico spera in Montolivo e prega per Pirlo E risponde ad Agnelli: «Sono molto permaloso»

Giocano poco e si allenano peggio. Il pensiero-fumetto svolazzava sulla testa di Conte. Ed anche la conclusione: che fine facciamo? Difficile si faccia l'Italia con questa Italia. «Una volta il club era la vetrina per la nazionale. Oggi è il contrario. Vi pare possibile?». La domanda si sarà persa nel vuoto. E i colleghi suoi a pensare: «Già, ma quando anche tu stavi seduto da questa parte, cosa dicevi?». La rimpatriata ha svelato subito il gioco delle parti. Conte chiama a raccolta gli allenatori di serie A per parlare del bene nostro, vostro, loro: il calciatore italiano. Questo disperato, andrebbe soggiunto visti numeri e qualità. E i tecnici hanno risposto. Un paio d'ore di chiacchiere, critiche, opinioni crude, ospitati dalla Lega Calcio. Poi tutti ad allenare. Qualcuno ha snobbato e Tavecchio le ha mandate a dire: «Gli assenti hanno sempre torto». Ovvero Sarri (Empoli), Benitez, Garcia, Zeman, mentre Mancini ha inviato Nuciari.

Discorsi franchi, ha sintetizzato il presidente federale. «Ho detto quello che pensavo senza ghirigori», ha annunciato il ct. «Sono stato ex giocatore ed allenatore di club. Fino a quattro mesi fa stavo seduto dall'altra parte. Conosco parole e pensieri di un tecnico: gli stessi che passavano nella mia testa. Ho chiesto collaborazione e dialogo. Qualcuno si è sorpreso dicendo che è normale. Meglio mettere i puntini sulle “i“, perchè non è così normale».

Ha messo puntini e magari virgole. Punto primo: «In A non sono titolari 8-10 giocatori sui 23 che convoco: il 40 per cento. Almeno fateli allenare di più. Ognuno dovrebbe aver l'amor proprio di tenersi in forma per la nazionale, se non per il club». Sembra scontato, ma nel mondo del calcio non proprio. I giocatori storcono il naso davanti ad un allenamento supplementare. «Capisco sia difficile se uno va in panchina, gli rompi le scatole: ci sono questioni psicologiche ed emotive. Ma alla Juve facevo così, prima della doccia una integrazione per la condizione fisica», ha spiegato il ct. Ovvio che prendendo ad esempio il suo lavoro a Torino, il dito sia puntato contro chi non si prende la briga. Ma dobbiamo salvare la nostra nazionale, aggiunge il retropensiero, sappiamo bene di aver poca qualità. Almeno teniamoli allenati, datemi una mano.

E allora ecco un primo ramoscello: l'idea di uno stage per il 9, 10 e 11 febbraio. Ma i colleghi gli hanno fatto notare che dipende dai presidenti di club. «Noi allenatori siamo solo dei mezzi, non decidiamo», ha concluso Conte. E qui sta uno dei problemi del mondo calcio: la nazionale interessa solo quando c'è da salire sul carro. In vista della sfida del 12 giugno, con la Croazia, il ct vorrebbe i giocatori per qualche giorno appena concluso il campionato (31 maggio), infine anticipare al 23 agosto l'inizio della prossima serie A, in vista di una qualificazione alla fase finale degli europei. Problemi risolvibili se il calendario fosse meno fitto e la Serie A con meno squadre: ne avrebbe vantaggio la qualità. A proposito di qualità, i tecnici si sono rivolti a Tavecchio sul problema delle rose più o meno lunghe e su quello degli stranieri con passaporto di credibilità. Acqua che passa e parole che volano. Chissà mai quelle di Conte che ha chiesto «trasparenza, onestà e limpidezza di rapporti». Escluso di avere problemi con la Juventus, ha promesso di farle visita nell'anno nuovo ed ha confermato ad Agnelli i suoi difetti con ironia e sorriso. «Ha detto che sono permaloso? É stato troppo buono: sono molto permaloso». Avrà apprezzato il battutista presidente.

Non sarà questo Conte ad abbandonare la panca azzurra. Nonostante lontani gorgoglii dopo Genova. «Ho preso un impegno con i tifosi, escludo l'evenienza a priori». Ora, invece, il pretaccio di strada continuerà a girare l'Italia con la sua lanterna. Spera nel ritorno di Montolivo.

Peccato che nel ruolo sia già al completo. Lo fa capire parlando di Pirlo. «É il genio assoluto. Che Dio ce lo conservi integro». Lo dice a Natale insieme a quell'altro pensiero: «Auguri a chi soffre, è malato, non ha lavoro». Anche così si fa il ct.

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