Per smaltire l'ansia da urna, dietro le nubi minacciose del sorteggio odierno, è cosa buona e giusta riscaldare i cuori con un paio di raggi di sole che arrivano dall'ultima settimana di calcio azzurro. A San Siro, un ragazzo di 20 anni, Pio Esposito, intraprendente attaccante dell'Inter, sottoposto già a pressioni mediatiche pesantissime, ha illuso San Siro di poter rovesciare lo strapotere norvegese scatenatosi nella ripresa. Il suo sigillo iniziale, per la rapidità della giravolta e la precisione chirurgica del tiro, è una conferma che sul talento di questo giovanotto si può contare e si può soprattutto lavorare. Dovremmo averne almeno tre o quattro di pari livello per immaginare un rinascimento del calcio italiano da qui ai prossimi mesi che saranno scanditi da una sequenza senza fine di partite, infortuni, delusioni e promesse. Pio è reduce dal colpo di testa con la Moldova e dalle esibizioni confortanti in campionato ma non è ancora un titolare fisso. Si intuisce la stoffa, bisogna ammirare l'equilibrio suo, forse merito anche di una famiglia immersa nel calcio. Nelle stesse ore, durante il viaggio in Montenegro, la stoccata di Francesco Camarda, classe 2008, ha illuminato la scia lasciata dall'attaccante dalla faccia pulita, finito a Lecce in prestito, alla scuola di Di Francesco (un solo gol, col Bologna, un rigore parato contro lo specialista del Napoli). Sembra un veterano ed è invece alle prime esperienze, capace di fare meglio a livello internazionale (4 gol in 4 partite con l'under 21) rispetto al campionato senza per questo disperdere la fiducia di tecnico e società.
È vero: ci sono Zaniolo e Chiesa che inseguono il recupero; Kean e Tonali, rimasti fuori dalla vendemmia norvegese di San Siro, possono cementare il gruppo ma non va mai dimenticato che alla categoria fuoriclasse non ci sono molte iscrizioni e infine che nel mondiale 2006, tanto per citarne tre, avevamo oltre a Buffon, Nesta, Pirlo e Totti!