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La coppa America è un affare fra argentini

La Coppa America entra nel vivo orfana del peggior Brasile di sempre (Dunga salta) e con quattro argentini alla guida di altrettante nazionali. Sampaoli contro Gareca, Martino contro Diaz. L'hanno chiamato "el dominio pampero", per alimentare il fuoco sacro di un nazionalismo che in Sud America si vive a ritmi spesso esasperati. Per la prima volta nella storia del calcio e della Coppa America nel poker delle aspiranti al titolo scorrerà sangue delle pampas. Ai nastri di partenza della 44esima edizione erano addirittura in sei, ma José Peckerman, alla guida della Colombia, è stato rispedito a casa dal connazionale Martino alla lotteria dei rigori, mentre Quinteros ha visto il suo Ecuador cadere sotto i colpi del compatriota Sampaoli.

Una delle peggiori edizioni della Coppa riparte questa notte con la sfida tra i padroni di casa del Cile e il sorprendente Perù. Jorge Sampaoli, 55 anni, di Santa Fe, è l'ennesimo argentino a guidare la "Roja". Di fatto ha ereditato la squadra che era stata del "quasi milanista" Claudio Borghi e prima ancora di Marcelo Bielsa. La finale dovrebbe essere alla portata, ma c'è un... Perù. Lo guida Ricardo Gareca, "el Tigre", ex attaccante del Boca Junior, scartato dalla rosa dell'Argentina iridata di Bilardo dell'86 per far spazio a Sergio Almiron. Ha l'abilità di caricare a mille giocatori considerati sul viale del tramonto. Ci è riuscito soprattutto con Paolo Guerrero. Il Cile ha eliminato l'Uruguay, anche con qualche mezzuccio ignobile. A Cavani il difensore Jara ha fatto saltare i nervi sussurrandogli: «Tuo padre marcirà in carcere per 20 anni». Poche ore prima il padre del bomber aveva causato un incidente stradale mortale. Sulla vicenda, rivelata da Mario Rebello, assistente del ct Tabarez, c'è in corso un'indagine sportiva e penale.

L'altro braccio di ferro è tra Argentina e Paraguay. Gerardo Martino dopo la fallimentare esperienza di Barcellona cerca di ricostruirsi una nuova verginità con l'aiuto di Messi. Il Paraguay dell'ex interista Ramon Diaz è però tutt'altro che una truppa di amabili brocchetti, con Derlis Gonzalez, 21enne del Basilea, killer del Brasile e uomo mercato della kermesse. "Don Ramon" era stato osteggiato dal totem Chilavert che alla vigilia l'aveva definito "un fannullone".

E invece alla prova del nove l'Albirroja ha spazzato via un Brasile guidato in campo da improbabili tenores come Diego Tardelli, Coutinho e Roberto Firmino.

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