C'era una volta l'Atalanta che non poteva lottare con le grandi del campionato e che, anzi, aveva come obiettivo massimo quello di salvarsi senza troppo patire. Per di più, Bergamo era considerata una sorta di succursale della Juventus: società amica dalla quale prelevare preferibilmente a basso costo giocatori di talento e dal sicuro avvenire. C'era una volta e adesso non c'è più: nel senso che la Dea di oggi fa paura alla stessa Signora, la guarda dritta negli occhi e l'ha già battuta in campionato. I nerazzurri di Gasperini, secondi in classifica e con la qualificazione Champions già in tasca, stasera partiranno addirittura da favoriti o quanto meno alla pari contro una squadra che costa sette volte tanto e che fino a due stagioni fa volava trenta punti più in alto. Prendendo una qualsivoglia formazione delle due squadre, il monte stipendi bianconero si aggirerebbe intorno agli 80 milioni, quello nerazzurro a una dozzina: in teoria non dovrebbe esserci storia, in pratica ce n'è stata e ce ne sarà.
A Reggio Emilia, di nuovo di fronte al pubblico (4300 tifosi ammessi, il 20% della capienza dello stadio: previo tampone e regole ferree), la Juve cercherà di salvare parzialmente una stagione disgraziata, l'Atalanta di impreziosirla con una ciliegina succosa: per i bianconeri sarebbe il successo numero 14 nella competizione, per i bergamaschi il secondo. Pirlo, 42 anni, avrà ovviamente Ronaldo e potrebbe diventare il quarto a vincere la Coppa Italia con la Juve sia da giocatore che da allenatore dopo Luis Monti, Carlo Parola e Dino Zoff; Gasperini si affiderà tra gli altri a Zapata (7 gol in carriera alla Signora) e, a 63 anni e 113 giorni, potrebbe diventare il tecnico più anziano a vincere per la prima volta il trofeo. Poche settimane fa, in campionato, furono i bergamaschi a prevalere nel finale prendendo il volo verso l'Europa che conta: tra oggi e domenica, da ex Cenerentola, potrebbero dare l'ennesimo dispiacere stagionale alla Juve e poi, domenica sera, contribuire a cacciare il Milan dalla Champions o la stessa Signora. Un incubo a tinte nerazzurre, ecco cosa è diventata l'Atalanta del Gasp per le grandi storiche del nostro calcio: un intruso che ha imparato a stare ai tavoli più importanti e prestigiosi, senza spocchia ma con la consapevolezza di valere e l'ambizione di alzare sempre più l'asticella.
Di contro, la Juve è arrivata al dunque. In 180', si gioca tutto: il secondo trofeo stagionale, dopo la Supercoppa, addolcirebbe intanto l'amarezza di mesi imbarazzanti. Per poi, domenica, andare a caccia dei tre punti a Bologna che potrebbero significare aggancio al quarto posto: nulla vieta che la doppia impresa possa avvenire, certo bisognerà che in campo vada la miglior versione della Juve e non quella raffazzonata vista in tante occasioni.
Sarà, la finale di oggi, anche l'ultima uscita in bianconero di Buffon: dovesse portare a casa il trofeo, SuperGigi lo farebbe per la sesta volta (cinque con la Juve, una con il Parma) eguagliando Roberto Mancini come giocatore che l'ha vinto più volte.
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