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Il Coronavirus "colpisce" anche il Parma calcio. E così torna made in Italy

Gli azionisti cinesi non rispettano i pagamenti con la "scusa" dell'epidemia. E perdono le quote

Il Coronavirus "colpisce" anche il Parma calcio. E così torna made in Italy

Il Parma è ufficialmente tutto italiano e, in piccola parte, lo deve anche al Coronavirus. A quanto pare, la cinese Link International, che deteneva il 30% del club gialloblu, non è riuscita a fare entro il 31 gennaio il versamento di aumento di capitale da 9 milioni a causa del virus che sta spaventando il mondo. Questo perché in Cina le banche sono chiuse e di conseguenza il gruppo di Jiang Lizang non ha potuto adempiere al pagamento.

O almeno questa è la loro versione. La società, però, è domiciliata ad Hong Kong e i bonifici sono quasi sempre partiti da questa città, distante oltre 900 km da Wuhan (l'epicentro del Coronavirus) e in cui, nonostante ieri media locali abbiano parlato di una vittima, non si è ancora giunti al blocco del sistema finanziario. Ad Hong Kong, quindi, le banche funzionano eccome, perciò, la giustificazione di Link non è che una semplice scusa.

Presumibilmente, la verità è che i cinesi non volessero o non potessero più pagare, visto che, pur avendo ottenuto un'ampia finestra di adempimento (cinquanta giorni rispetto ai trenta di legge), in tutto questo tempo non hanno mai fatto arrivare i soldi.

La maggioranza del Parma è quindi nelle mani di «Nuovo Inizio», gruppo composto dai sette imprenditori (Barilla, Dallara, Del Rio, Ferrari, Gandolfi, Malmesi e Pizzarotti) che hanno ricostruito la squadra gialloblu dopo il fallimento nel 2015. Tra capitale e sovrapprezzo, il 12 dicembre «Nuovo Inizio» ha versato 9 milioni nelle casse del club, in parte anche in nome e per conto di Link, con una condizione risolutiva espressa: se la società cinese non verserà la stessa cifra nei cinquanta giorni successivi, si procederà all'azzeramento della loro quota. Ma in questi due mesi, da Oriente non è arrivato nessun bonifico, così il 31 gennaio il tempo è scaduto e i cinesi, scuse o non scuse, sono definitivamente usciti di scena.

«Prendiamo atto della mancata sottoscrizione e versamento da parte di Link - le parole di Marco Ferrari, Presidente di Nuovo Inizio - Nei giorni scorsi ci hanno contattato, sostenendo di non poter adempiere a causa di un giorno di extra festività bancaria, istituito dal governo in seguito all'emergenza sanitaria in Cina. Abbiamo un profondo e totale rispetto per la difficile situazione in Cina, ma Link avrebbe potuto e dovuto adempiere sin dal 12 dicembre scorsi. Inoltre ha sede a Honk Kong, dove le banche sono operative. Nulla cambia, ovviamente, per il Parma Calcio, i cui piani di sviluppo continueranno ad essere supportati ed accompagnati da Nuovo Inizio».

In questo modo, quindi, il gruppo emiliano diventa azionista al 99% di Parma Calcio 1913, con PPC, la Spa che riunisce oltre 800 soci tra tifosi, sponsor e aziende parmensi, che mantiene l'1%. Per i ducali, è proprio il caso di dirlo, si tratta di un nuovo inizio, stavolta tutto italiano. E, almeno per adesso, ancora con Gervinho, anche se, dopo il mancato passaggio all'Al-Sadd, l'ivoriano è in pratica fuori rosa, come si legge su una nota nel sito gialloblu.

A questo punto, però, non è escluso che la società ducale possa anche richiedere la risoluzione del contratto per gravi inadempienze.

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