“Favola Atalanta” di Fabio Gennari e Andrea Riscassi, Laurana editore, pagine 203.
Una vincitrice morale del Campionato europeo di calcio 2020, spostato dal coronavirus nel 2021, c’è già: è l’Atalanta di mister Gasperini e del presidente Percassi. Infatti c’è una Dea trasversale alle nazionali scese in campo in giro per il Vecchio Continente contendendosi la Coppa Europa. Anzitutto il difensore Rafael Tolòi e il centrocampista Matteo Pessina (Italia), poi l’esterno Robin Gosens (Germania), il centrocampista Marten de Roon (Olanda), il collega di reparto Remo Freuler (Svizzera), il difensore Joakim Maehle (Danimarca), il centrocampista offensivo Ruslan Malinovs’kyi (Ucraina), la mezzala Mario Pasalic (Croazia), il fantasista Aleksej Mirančuk (Russia): tutti atalantini e tutti protagonisti con le rispettive nazionali. Conferma e suggello plastico della dimensione internazionale raggiunta dall’Atalanta, quasi certamente unica squadra italiana a giocare un football in linea con le tendenze contemporanee che dettano legge in Germania, Inghilterra, Spagna e Francia.
Cioè pressing asfissiante, ritmi alti, circolazione veloce della palla, verticalizzazioni improvvise e precise, forza atletica su palle inattive e seconde palle, pochi punti di riferimento fissi per le difese avversarie. Il libro dei giornalisti Fabio Gennari (BergamoPost) e Andrea Riscassi (RaiSport) è un racconto appassionato che copre l’arco temporale che va dall’arrivo di Gian Piero Gasperini sulla panchina dell’Atalanta il 14 giugno 2016 fino al campionato di serie A 2019-2020, torneo con gli stadi svuotati dal coronavirus. La pandemia per Bergamo e provincia ha rappresentato un dramma nel dramma: la foto dei camion militari che la sera del 18 marzo 2020 attraversano Borgo Palazzo con le salme delle vittime del COVID resta impressa a fuoco nella memoria collettiva. Così come le devastazioni del nemico invisibile nel capoluogo orobico e in zone limitrofe come la Val Seriana. Solo nel marzo 2020 quasi 6mila morti, un incremento del 400% rispetto al 2019. Il libro dà conto anche della partita Atalanta- Valencia, ottavi di finale della Champions League, giocata a San Siro il 19 febbraio 2020. Il giorno dopo l’Italia avrebbe conosciuto il “paziente 1” del coronavirus a Codogno, Bassa Lodigiana. È purtroppo presumibile che la festa atalantina dei tifosi ignari sugli spalti di Milano sia stata un focolaio di contagio: uno studio del programma tv Report, di Bergamonews e di InTwig ha stabilito che su 36mila tifosi bergamaschi presenti quella sera, ben 2.700 risulteranno positivi al coronavirus e 8.200 avvertiranno sintomi anomali fino a 15 giorni dopo la partita, cioè fino a quei tremendi giorni di marzo. E qui, senza colpevolizzare nel modo più assoluto gli ignari tifosi atalantini (all’epoca nessuno in Europa aveva compreso la micidiale pericolosità del virus cinese), ci permettiamo di dissentire dagli autori, che denunciano l’assenza di studi scientifici a suffragio della tesi che sospetta Atalanta- Valencia come un possibile focolaio del coronavirus. Perché non esiste nemmeno la controprova scientifica che lo escluda in toto.
Ciò detto gli autori sono abili a far sì che la cronaca drammatica di quei giorni non tracimi sul rettangolo di gioco, protagonista assoluto. Ma che vi entri come tanti traumi individuali (a comporre insieme quello collettivo) nella vita della società atalantina, negli isolamenti a Zingonia, nello stadio vuoto, nelle sirene delle ambulanze che squarciano l’aria di Bergamo. La narrazione calcistica è piacevole, molto competente e impreziosita da aneddoti divertenti. Come l’allenatore del Manchester City Pep Guardiola che prima della partita di Champions contro l’Atalanta il 22 ottobre 2019 paragona il match a una visita dentistica. E conferma così che i nerazzurri orobici non sono un avversario affatto piacevole da affrontare. Il capitolo dedicato al talento più limpido dell’Atalanta, Papu Gomez, è per oggettive ragioni temporali privo della cacciata del campione argentino da Bergamo per volere di Gian Piero Gasperini. Rottura consumata nel dicembre 2020, quindi con il libro “Favola Atalanta” già uscito da 4 mesi. Affascinante il capitolo sull’altra punta di diamante atalantina, Josip Ilicic, protagonista di meravigliose imprese sportive come di sofferte vicende umane che lo rendono figura a suo modo emblematica di questi tempi complessi e incerti. Gli autori lanciano interessanti spunti di riflessione su cosa rappresenti l’Atalanta nel calcio contemporaneo: bastione del merito sportivo contro le superleghe dei club più ricchi e potenti, simbolo di un calcio territoriale che si identifica appieno con una città (molto interessante il capitolo sulla tifoseria atalantina), con una provincia e con una precisa identità valoriale, modello gestionale d’impresa sportiva che in un calcio pieno di fallimenti è una felice mosca bianca (su questo è molto ricco di informazioni il capitolo sulla famiglia Percassi), Bèrghem möla mìa diventato durante la prima ondata di coronavirus un grido di battaglia per l’Italia tutta.
Probabilmente questi spunti potevano trovare spazio maggiore a discapito di una dimensione più da almanacco che gli autori Gennari e Riscassi hanno conferito al libro: la descrizione delle partite, dei gol, le schede dei giocatori, i tanti record infranti dal muro atalantino. Tutti dati storici importanti, certo, ma che inevitabilmente tolgono spazio a considerazioni di contesto che avrebbero forse coinvolto maggiormente il coinvolgimento anche di un pubblico non atalantino e magari non appassionato di calcio.
Questa favola atalantina è una cavalcata appassionata contro lo spirito più distruttivo e mercatorio dei nostri tempi. Ed è un racconto coraggioso contro l’oscurità piombata su tutti noi con l’esplosione di questa terrificante bomba biologica. Un libro da leggere, una testimonianza da conservare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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