S e la Juventus soffre, il Napoli va via sciolto. Non cambia nulla in testa ma qualche segnale arriva. La capolista si trascina i veleni spagnoli, gioca un brutto football e Allegri deve ringraziare che il Bologna non sia l'Atletico, altrimenti le avrebbe buscate anche ieri, non soltanto per la forza dell'avversario ma per gli attuali limiti fisici e per gli elementari errori tecnici di alcuni bianconeri. L'esperimento di Bernardeschi centrocampista, pesando al ritorno di Champions, non convince soprattutto nella fase di taglio difensivo, disastrosa la prova di Rugani ma questa non è una novità, indisponente Cancelo ma anche nel suo caso nessuna nuova, Dybala, messo in castigo per un'ora, ha risolto gli affanni e Ronaldo si è dato da fare come un gregario (utilizzato così è un preziosissimo pezzo di argenteria in un monolocale con cucinino). Restano, per la squadra, gli stessi problemi apparsi nelle ultime uscite, fatica e confusione. Verrà marzo, dice l'allenatore, e tirerà un'altra aria. Per il momento è propaganda, staremo a vedere.
Il Napoli, invece, sta un fiore, il risultato tondo di Parma va letto non soltanto nel numero dei gol, la squadra emiliana aveva inguaiato la Juve a Torino ma è scomparsa di fronte al giro palla e alla astuzia dell'altro micidiale attaccante polacco del nostro campionato, Milik.
Totale: invariati i tredici punti di distacco fra le due, a una settimana dallo scontro che sarebbe stato decisivo in altre situazioni ma resta pieno di cose e di parole, molte al vento, pronunciate da De Laurentiis Aurelio il quale, secondo copione suo esclusivo, si occupa sempre degli altri e non dei propri e, dunque, prima partecipa al cordoglio con un necrologio per Marella Agnelli, poi molesta il nipote di lei, Andrea, per i debiti in bilancio. La solita sceneggiata condominiale.
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