Dal nostro inviato a Verona
Basta il Chievo per riportare il marziano, e soprattutto la Juventus, sulla terra. Cristiano Ronaldo resta a secco all'esordio in serie A e scopre il bello della provincia italiana. Il portoghese non segna, ma prende per mano la Juventus sull'orlo del baratro quando dopo un'ora si ritrova in svantaggio. Non è una prima indimenticabile per CR7, di luccicante c'è solo il diamante al lobo dell'orecchio sinistro nel riscaldamento. Però Cristiano Ronaldo dimostra di aver recepito i due mantra bianconeri: fino alla fine e vincere è l'unica cosa che conta. Perché la prima Juventus griffata dal portoghese può essere riassunta così. Infatti strappa tre punti a Verona in pieno recupero, dopo essere andata in vantaggio subito con Khedira, essersi fatta ribaltare da Giaccherini (assist a Stepinski e rigore procurato e segnato). La rimonta della Signora la firmano un autogol di Bani, con la complicità di Bonucci che esulta alla sua maniera, e Bernardeschi.
Il Giak stava giocando un brutto scherzo alla sua ex squadra dopo essersi preso anche il merito dello sbarco del marziano: «C'è anche il mio mattoncino e quello di Conte se è potuto arrivare...», ripensando ai primi scudetti dei sette consecutivi. Ha spiegato a Ronaldo che in Italia è sempre una battaglia, anche in un quartiere di periferia che fosse stato per il procuratore federale non sarebbe di questo campionato causa plusvalenze fittizie. Ma sul campo la squadra di D'Anna dimostra di meritare la serie A, sfiorando il miracolo, con tanta difesa e contropiede, senza scadere nel catenaccio se non nel finale. Scontato di fronte allo spauracchio di Cristiano Ronaldo, per il cui arrivo è stato preparato un servizio d'ordine da anti terrorismo. Per lui anche la scorta quando entra e esce dal campo. D'Anna invece gli costruisce attorno una gabbia e così il primo pallone toccato dal portoghese è per una rimessa laterale. Applausi anche per quello. Il suo 7 lo vedi ovunque: per strada, sugli spalti. In campo all'inizio, dopo il minuto di silenzio per la tragedia di Genova, un po' meno: un paio di tocchi deliziosi e un tiro a lato. Nel caldo torrido del Bentegodi CR7 a un certo punto abbozza anche una rovesciata per scusarsi di quella magnifica in Champions fatta alla Signora. A dimostrazione della voglia pazzesca che ha di segnare. Però anche lui deve fare i conti con i difensori italiani, a partire da Cacciatore che lo anticipa secco e lo mura. Per il primo tiro in porta bisogna aspettare il 2' della ripresa, ma Sorrentino lo ferma. Il portiere del Chievo dice no altre volte al portoghese, che allora passa alle maniere forti e lo mette ko in uno scontro che induce il Var ad annullare il gol di Mandzukic. Comunque Sorrentino deve uscire, finirà pure in ospedale, e Bernardeschi dopo segna il gol vittoria.
Così CR7 ci mette comunque del suo. Anche Allegri a dire il vero, perché presenta una Juve azzardata per condizione e con soli dieci giorni di lavoro al completo. Una squadra all'attacco pensando all'Europa, ma a Cuadrado, Douglas Costa e Dybala resta il colpo in canna (eufemismo!). E con loro il portoghese fatica. Questione di conoscenza, una formula che necessita di lavoro. Forse è solo un caso, ma il marziano si manifesta davvero quando al suo fianco arriva Mandzukic, che assomiglia molto a un certo Benzema. In fondo a una partita in cui c'è stato più Giaccherini di Cristiano, il pallone racconta ancora una volta che non sono i milioni ad andare in campo. Vale anche per il colpo del secolo realizzato dagli Agnelli, dopo quello tentato con Pelè nel 1961, come ha rivelato lo stesso brasiliano ieri.
Comunque l'investimento da trecento (e passa) milioni della Signora al primo tentativo è stato decisivo come non te lo aspettavi. Un autoscontro. Per ora nella provincia italiana bastano le solite armi della Juventus: cuore, orgoglio... e un colpo da ko del marziano.
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