Crisi, sponsor, Tv: così va a pezzi il basket rosaCampionati da mezzo milione l'anno, c'è chi non trova nemmeno la metà

Strano pianeta questo del basket italiano che proprio ieri, mentre si ritirava dal campionato di serie A il Club Atletico Romagna nato per cercare di salvare la grande tradizione della pallacanestro femminile a Faenza, ha radunato giovani talenti, un migliaio di appassionati a Roma per il torneo natalizio organizzato dalla gloriosa Stella Azzurra e per una lezione magistrale di tecnica e di vita degli storici rivali Valerio Bianchini e Dan Peterson.
Mondi diversi, passioni non condivise come confessano i dirigenti della città manfreda che a giugno si erano inventati consorzio sperando di trovare compagni di viaggio per finire un campionato di serie A, la casa di Faenza dal 1951, anche se soltanto dall'84 ha vissuto al massimo, 2 coppe Italia nel 2007 e 2009, la sede della gloriosa Omsa ai tempi in cui giocava con quella maglia anche Marisa Geroni, una delle grandi storiche con Pausich e Persi di quegli anni, vivaio che ha dato tante azzurre, l'ultima Simona Ballardini.
Finiti i soldi, il campionato costa mezzo milione di euro per le grandi, cominciando dalla favoritissima Schio, meno della metà per le altre. Non hanno trovato aiuti e alla vigilia della ripresa per l'Epifania il torneo femminile, che già aveva perso due grandi società storiche come Geas Sesto San Giovanni e Comense, ripartirà con 10 squadre abolendo le retrocessioni.
Malattia del secolo per lo sport abbandonato, crisi economica che tocca anche la A maschile dove per stare al vertice devi spendere più di 10 milioni di euro, ma puoi fare grandi cose anche con la metà come dimostra Varese capolista, come accade a Sassari, seconda, che oggi a mezzogiorno vedremo in TV contro Bologna, che ha vissuto gli anni della crisi e del fallimento in quella che era basket city ai tempi della vera Fortitudo, anche lei precipitata per debiti e ora riproposta in A2.
Como e Sesto vanno avanti con le giovani, nel basket maschile Napoli è stata buttata fuori prima che iniziasse il torneo di A2, molti arrivano a fine mese facendo fatica a trovare i soldi per gli stipendi. La vetrina è illuminata dai Gallinari, ma a due mesi dalla rielezione di Gianni Petrucci, le Leghe sventolano spesso la bandiera bianca.

Nei campionati maschili la miseria promuove almeno i giocatori italiani, ma la femminile è proprio abbandonata, non ha supporto televisivo, arriverà per i play off, non ha quasi più sponsor, eppure la Nazionale si è qualificata per l'europeo, ma, come succede nella titolatissima pallavolo delle donne, sono più gli abbandoni che i successi come si è visto da certe fusioni, dalle fughe di molti allenatori verso l'estero. Crisi e miseria. Speriamo che la fame aguzzi almeno l'ingegno di chi governerà.

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