Siamo tranquilli: dicono i fatti che gli allenatori italiani sanno vincere, quando gli vengono messe in mano squadre di valore. Ancelotti ne è l'ultimo esempio. Ma potremmo citare molti emigranti di successo: da Fabio Capello a Roberto Mancini, da Luciano Spalletti ad Alberto Zaccheroni fino a Giovanni Trapattoni, Nevio Scala, Claudio Ranieri e Walter Zenga che ha vinto un campionato rumeno ed uno serbo. A qualcuno è andata meno bene, ma bisogna anche saper perdere.
Letta la lista dei vincenti di successo, vien da pensare che il problema non sia nei tecnici, eternamente schiaffeggiati dai nostri dirigenti e dalle strane chimiche di spogliatoio, piuttosto nelle scelte dei giocatori e nella loro qualità. Ovvio che poi Allegri o Mazzarri, Conte o Montella, tanto per citare i più in voga, non siano esenti da colpe. Ma il dubbio cavalca veloce nelle praterie dei buchi nell'acqua calcistici. L'Atletico Madrid, perdente per uno strano ruotar del destino, ha dato la sensazione di essere una squadra vera e credibile, a dispetto della sconfitta. La Juve che si fa eliminare dal Benfica, nella semifinale Europa League, ti ha invece mostrato le sue debolezze. Ma il calcio di coppa e il calcio estero vanno benedetti. Ci hanno regalato una certezza: l'Italia esporta calcio vincente, peccato che per ora stia prevalentemente in panchina.
Se facessimo la prova inversa: riportare gli allenatori decorati su una panchina nostrana, non è detto che ne sortirebbe lo stesso risultato. Buon per il Milan che Ancelotti gli eviterà la pensata. E qui viene il discorso sulla nazionale che ora si prenderà tutta l'attenzione e anche il palcoscenico prima, durante e dopo il mondiale. Se la scuola italiana dei tecnici è così valida, non c'è da temere: Prandelli saprà tirarne fuori il meglio. Nessuno pretende la finale mondiale, ma almeno una buona figura. Prevedibilmente il rischio di tornare a casa va a lambire i quarti di finale, quando gli azzurri potrebbero affrontare Spagna o Brasile. Si potrà far di peggio anche prima, ma a quel punto dovremmo regalare a ciascuno il suo: critiche alla squadra e al tecnico, una presa di coscienza delle nostre povertà. Questa, come la vigilia di ogni mondiale, è l'ora dei tormenti e delle strategie. Conteranno più le scelte, il valore dei giocatori o le idee di Prandelli? Vale la regola che un allenatore è bravo se non rovina i giocatori. E, fra l'altro, le panchine del mondiale avranno una bella parata italian style: Capello, Zaccheroni e Prandelli. In qualche modo una sfida è conquistata, ma dice il calcio che quasi mai vince l'uomo della panchina, vincono le squadre. Non a caso fra i ct c'è un solo fuoriclasse riconosciuto: Vicente Del Bosque, che ha raccolto successi sempre e dappertutto.
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