Cubs finalmente campioni dopo 108 anni È la parola fine alla maledizione della capra

World Series a Chicago: battuta Cleveland, ora il tabù è suo. Non vince dal '48

Cubs finalmente campioni dopo 108 anni È la parola fine alla maledizione della capra

Come si fa a non essere romantici col baseball. Parole di Billy Bean, general manager degli Oakland la cui storia è interpretata impeccabilmente da Brad Pitt nel film l'Arte di vincere. Un verbo, quest'ultimo, sconosciuto ai Chicago Cubs, i quali hanno atteso 108 (!) lunghissimi anni prima di festeggiare un titolo della Major League di baseball. Fino a ieri notte. Quando i Cubs hanno sconfitto 8-7 i Cleveland Indians al decimo inning (il primo supplementare) di gara7 e hanno finalmente interrotto la Maledizione di Billy Goat, la maledizione lanciata nel 1945 da un tale Billy Sianis, proprietario della Billy the Goat Tavern, una taverna di fianco al Wrigley Field, lo stadio dei Cubs. Sianis era solito andare a vedere le partite della sua squadra con una capra (goat) al guinzaglio. Cosa che, però, fu negata a Billy proprio in occasione delle finali per il titolo, le World Series, perché alcuni spettatori si lamentavano del tanfo insopportabile di quella capra. Così nacque, in quel 6 ottobre del 1945, la maledizione di Billy Goat: «Non vincerete mai più una World Series». Così accadde, appunto, fino all'altro ieri.

Una storia da film se ce n'è una. Perché nessun'altra squadra d'America aveva aspettato così tanto prima di vincere. Un'attesa davvero infinita. Perché in 108 anni i Chicago Cubs ne avevano viste di tutti i colori: dal gatto nero che apparve il 9 settembre 1969 sul terreno di gioco dei New York Mets, fino a quel momento alle spalle dei Cubs in classifica, ma in grado di rimontare fino a vincere il campionato. O quando nel 2003, un tifoso dei Cubs interferì nel gioco e tolse letteralmente una pallina a un suo beniamino. Ora è finita, ora è tempo di festeggiare. Come di certo hanno fatto Hillary Clinton (un presagio della vittoria delle elezioni presidenziali?), nata e cresciuta proprio a Chicago e il fan più popolare di questa squadra, quel Bill Murray, l'attore di Ghostbusters (ecco, prima di quest'annata i Cubs vedevano solo fantasmi) che in gara6 ha deciso di regalare un posto in primissima fila a una signora, disperata perché rimasta senza biglietto, incontrata per caso fuori dallo stadio. Anche questo è baseball, uno sport che unisce milioni di tifosi di un'intera città. E solo questo sport, che in America è il più popolare dietro al football, è in grado di raccontare delle storie romantiche, epiche. Come quella di Cleveland, la città maledetta che perde sempre. O almeno, perdeva. Perché le tre squadre più rappresentative, i Cavaliers nel basket, i Browns nel football e appunto gli Indians nel baseball non vincevano un titolo dal 1964 (allora furono i Browns, oggi ultimi in NFL per intenderci). Ma poi c'è voluto il talento di Lebron James che, dopo un paio di tentativi, ha trascinato i Cavaliers al titolo nello scorso giugno.

Titolo che, casualmente, è invece sfuggito ieri notte agli Indians, i quali ora avranno il compito di sfatare un'altra maledizione, dato che non vincono le World Series dal 1948. I Cubs, intanto, hanno sfatato il loro tabù. Finalmente.

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