Cuore e classe: Nibali nella leggendaRimonta da urlo e vittoria del Giro

Lo Squalo attacca ancora e stacca la maglia rosa Chaves. Ultimi chilometri in solitaria e vittoria del Giro d’Italia. All’arrivo il campione d’Italia esulta: "Tutta la squadra è stata grandiosa, non ci credevo nemmeno io"

Cuore e classe: Nibali nella leggendaRimonta da urlo e vittoria del Giro

C’è chi vince un grande giro e chi sceglie di entrare direttamente nella leggenda. Vincenzo Nibali da Messina compie un’impresa da ciclismo di altri tempi, quello di Coppi e Merckxx, i campionissimi. Lo Squalo domenica scorsa, al termine della cronoscalata dell’Alpe di Siusi, sembrava sconfitto, battuto, a terra. Quasi 5’ dalla maglia rosa inattaccabile di Steven Kruijswijk. Gli avevano consigliato di ritirarsi in tutte le lingue. «Preparazione sbagliata», «tattica suicida», «non ha più voglia di soffrire».

Ha stretto i denti, ha sofferto, ha ascoltato i de profundiis senza muovere un muscolo. Probabilmente ha scelto di tornare alle vecchie pedivelle più corte di 2,5 millimetri, quella sì una scelta non azzeccatissima del preparatore Paolo Slongo e di tutto lo staff. Ha deciso di prendere il vento in faccia fino alla fine, fin sul traguardo di Torino. L’orgoglio è una brutta bestia. L’orgoglio di un campione (che i grandi giri li ha già vinti tutti e tre, come solo i grandissimi) può essere il motore di una impresa magnifica.Dopo il colpo del tappone di ieri che lo ha issato a 44“ dal nuovo leader Chaves e ha riaperto una corsa che sembrava declinare scontata e banale verso Torino, oggi lo Squalo ha riaperto la caccia.

Il solito Michele Scarponi a menare le danze sul Colle della Lombarda. Venti chilometri infiniti. L’ultima salita vera della corsa. Un ritmo indiavolato che fa sbuffare e sudare i big del gruppetto. Poi, ai -6 km dalla vetta, il marchigiano si volta, è il segnale per il capitano della compagnia dei celestini. Accelerazione decisa, quasi una coltellata. Chaves barcolla, Valverde ondeggia. Gli resistono ancora qualche centinaio di metri. Poi Nibali saluta la compagnia e si invola verso la vittoria del Giro. Per la seconda volta in carriera. Sulla sua strada è decisivo anche l’aiuto di un altro compagno, spedito in avanscoperta dal ds Beppe Martinelli, maestro di tattica. L’estone Tanel Kangert, in fuga dal mattino, attende lo Squalo a 3 km dalla cima e con una trenata decisiva allarga il solco con la maglia rosa. Che va alla deriva, mollata anche da Uran e Valverde.

In vetta Nibali scollina con 56“ di vantaggio, è leader virtuale. La discesa a rotta di collo è una delle specialità della casa. Gli ultimi due km che arrampicano verso Sant’Anna di Vinadio sembrano non finire mai. Ma il siciliano aumenta ancora: sarà 1’40“ sul colombiano alla fine. La penultima tappa, quella ha visto Taramae vincere in solitaria su Atapuma e Dombrovski, incorona ancora lo Squalo.

Che, con grande stile, dopo l’arrivo abbraccia i genitori di Chaves, che aspettavano in maglia rosa. Poi non sono lacrime come ieri. Ma stanchezza e gioia infinita: «Tutta la squadra è stata grandiosa, è stato impressionante. Non ci credevo nemmeno io». Classe, cuore e orgoglio non mentono mai.

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