Dai nonni all'argento sindacale Sono sempre più Giochi operai

Dai nonni all'argento sindacale Sono sempre più Giochi operai

Nostro inviato a Londra
È l'olimpiade di twitter, vero, ma si sta rivelando anche l'olimpiade delle dediche intelligenti, sociali, dei pensieri sul lavoro, lo studio, la preparazione, sui posti che non si trovano e quelli che scompaiono. Sì, un'olimpiade sobria, che talvolta pasticcia come con la fiamma olimpica spenta per un attimo, però un'olimpiade che davvero sembra voler mantenere fede al suo splendido slogan: «Inspire generation».
Perché gli atleti sembrano ispirati. L'oro non lo si festeggia più con i «dedicato alla mamma». Magari anche, però prima vengono le questioni serie, profonde. Per dire: c'è sempre quello che nella hit personale dello scarico adrenalinico da post medaglia infila la sequenza genitoriale dei mami e papi e va capito, eccome, però si stanno levando, pian piano, le voci di coloro che «io colgo l'occasione a cinque cerchi per dire qualcosa di sensato». L'altro ieri l'ha fatto l'argentato cecchino Campriani, sollevando finalmente, anche in chiave sportiva, il problema di sempre del nostro sport e della nostra scuola: come diavolaccio conciliare allenamento e studio. In Italia al momento è impossibile e lui ha raccontato la sua storia di emigrato sportivo andato a prendersi con il suo bel cervellino da 110 e lode una laurea in Ingegneria a stelle e strisce, medaglia compresa.
L'olimpiade operaia sta ispirando. D'altra parte non potrebbe essere altrimenti. Viaggiando per i siti olimpici si percepisce ovunque che al centro di questi Giochi c'è il mondo del lavoro. Dagli addetti ai pubblici trasporti collettivamente chiamata agli straordinari, dai soldati richiamati dalle vacanze post Afghanistan alle migliaia di meravigliosi pensionati.
Perché è anche questa una curiosità olimpica: in passato tra i volontari c'erano soprattutto ragazzi dalle mille speranze, come ad Atene, a Pechino. Qui invece ci sono i giovani, tanti, certo, ma l'inspire generation è vivamente invitata a prendere appunti da questi efficienti nonnini perché agli occhi di atleti e volontari, i nonnini, rappresentano ciò che sarà il loro dopodomani.
«Inspire generation» è questo. Ieri al poligono del Royal Artillery Barracks eravamo tutti lì per Luigi Lodde che a sorpresa, lui che doveva solo far felice De Coubertin e dunque limitarsi a partecipare, lui era in finale nello skeet, il tiro al piattello. Niente da fare, quinto, vittoria di quel cecchino indiavolato di Hancock, l'americano, secondo un danese e la pratica potremmo chiuderla qui. Ma non si può.
Perché il danese era ispirato dall'atmosfera dell'olimpiade operaia e da quanto visto in Italia, a Taranto, città del suo allenatore, quel simpatico ct traditore di un Pietro Genga, città dove il nordico e la squadra sua si preparano. E allora Anders Golding, in bermuda kaki da turista, ha detto «questo argento è per la gente dell'Ilva, i suoi lavoratori». Pausa, respiro, pensiero. «Perché no, non devono togliergli il lavoro», ha proseguito riferendosi agli impianti della fabbrica pugliese che su ordine della magistratura sono sotto sequestro per motivi di inquinamento ambientale.


«Io conosco bene tutto perché mi alleno lì, perché all'interno dell'area ci sono i nostri campi e spero veramente che si riesca a trovare una soluzione». Parola di argento olimpico, parola di carpentiere che lavora per mantenersi perché con lo skeet non è Las Vegas. Parola di inspire generation.

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