Dalle lacrime napoletane spunta un nuovo Balotelli E Taarabt consola Seedorf

Dalle lacrime napoletane spunta un nuovo Balotelli E Taarabt consola Seedorf

Se persino le lacrime di Mario Balotelli, nella notte di Napoli, rappresentano uno scandalo, allora è il calcio italiano a essere malato. Oltre che il Milan, naturalmente. Sul conto del quale non si possono stendere veli pietosi nonostante tutte le giustificazioni possibili e immaginabili da segnalare sul conto di Seedorf e del suo recentissimo mandato. Adesso, dietro le lacrime di Mario, spunta anche l'inevitabile giallo della lettera scritta e spedita alla redazione di Verissimo (anticipazioni fornite giovedì): dalla strettissima cerchia di Mario viene messa in discussione la provenienza, non dallo studio dell'avvocato che sta seguendo le vicende legate al riconoscimento della figlia Pia, ma dal computer di un giornalista, collaboratore della redazione Mediaset, intimo del calciatore. Di sicuro le lacrime di Balotelli hanno restituito a Mario una credibilità, dentro il recinto di Milanello, che prima forse non riscuoteva. Perché sono state in qualche modo il cedimento dopo una settimana impegnativa, preparata in modo quasi ossessivo, con un taglio di capelli da guerriero, e magari con la confezione di una maglia dedicata alla figlia napoletana in caso di gol. E invece la sconfitta, pesante, il gol mancato, lo scenario conquistato da Higuain, la sostituzione, accettata in modo esemplare, hanno scavato in lui, che sembra un maori ed è invece un fragile ragazzo dei nostri tempi, un piccolo cratere emotivo. Che può contribuire a capire perché mai il giovanotto, anche in passato, ha fallito appuntamenti importanti, prestigiosi, a cui teneva tanto: troppa tensione ne ha spento i motori e acceso le reazioni istintive, moltiplicato la delusione.
Le lacrime di Balotelli sono il pianto amaro di un Milan ancora alla ricerca di una guida sicura e di un sistema di gioco meno rischioso, lo slalom sfacciato e il gol di Adel Taarabt sono invece la risposta didascalica alla speranza di un futuro migliore. Che può passare anche attraverso questo marocchino dell'89, che fu scoperto e segnalato al QPR da un uomo di calcio esperto e furbo, Gianni Di Marzio. Si è presentato al pubblico scettico dei milanisti con quella palletta conquistata nella propria metà campo, ha saltato una pedina e dal limite ha affilato il destro a giro per trovare il gol e l'abbraccio della panchina al gran completo. Ha provato a ridare adrenalina al Milan con un'altra accelerazione (gol mancato da Balotelli sulla respinta corta di Reina) e perso il primo pallone della sera intorno all'80° minuto. Segno che ha grande fisico oltre che tecnica sopraffina. E che saltando un uomo, come un birillo, puntualmente, può davvero tornare utilissimo a una squadra che in questi giorni si sente orfana dei grandi nomi che hanno scandito il mercato, Honda e Kakà, entrambi ridotti male dalla gastroenterite.
Con un filo di barba e un sorriso carogna, Taarabt può persino instillare quel pizzico di baldanza di cui adesso avrebbe ora bisogno Balotelli per tornare a essere quello dei primi sei mesi a Milanello, uno che si mette la squadra sulle spalle e la trascina lontano. «Io gli sono amico e gli darò una mano», la promessa solenne del marocchino. Che poi è arrivato dalle parti di Carnago grazie a una di quelle combinazioni che nel calcio sono diventate leggenda metropolitana.

Una sera a cena, Flavio Braitore, ai tempi proprietario del QPR, ne parlò a Galliani che chiese subito informazioni e ne raccolse di ottime se poi ottenne il prestito dal Fulham con il codicillo di pagare a fine giugno il giusto riscatto per ritirarlo definitivamente. E dargli spessore oltre che futuro da Milan.

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