Torino Mister Champions, al secolo Dani Alves, si presenta allo Juventus Stadium con giacca e cravatta a pois bianchi su sfondo nero. «Sono qui per vincere la coppa, è troppo tempo che la Juve non lo fa. Il numero di maglia? Il 23, quello di LeBron James». Stella assoluta dell'Nba, per chi non lo sapesse. E il motivo è semplice: «Lui è uno che non ha avuto paura di reinventarsi, lasciando Miami dove aveva vinto due titoli per tornare a Cleveland. Non si è mai seduto sugli allori: ha vinto, sofferto, perso e infine vinto ancora. Voglio essere come lui: cerco nuove sfide, senza accontentarmi. E voglio vincere».
Potrebbe bastare così. Senza mezze frasi, invitando anche Messi «a non mollare, non può essere una sconfitta ad allontanarlo dalla nazionale». Dopo di che, Dani Alves è uno che il feeling con il successo lo ha affinato strada facendo: tre Champions portate a casa in otto anni con il Barcellona, oltre a una valanga di altri trofei. Tra Spagna (prima Siviglia, poi Barça) e nazionale ne ha incamerati addirittura 31. Sa come si fa, mettiamola così: «Ho scelto la Juve perché mi piace sognare. E perché, quando una squadra come questa ti sceglie avendo valutato anche che tipo di persona sei, non puoi rimanere indifferente. Lavoreremo e ci divertiremo. Perché ho lasciato il Barcellona? C'era qualcosa che non funzionava più: stare tanto tempo insieme, forse troppo, aveva provocato un po' di noia. Sono stato un privilegiato a fare parte della storia di un club così grande». Intanto si godrà un contratto biennale (4,5 milioni a stagione), poi si vedrà: «Non mi ritengo una stella, ma un gran lavoratore. Però mi piace anche molto la musica, non solo quella brasiliana. Ho già scoperto un posto dove andare a ballare, qui a Torino: sarà la mia nuova casa, cercherò di contagiare i miei nuovi compagni». Purché la cosa venga fatta con giudizio, nessuno glielo impedirà.
Se poi Marotta vorrà fargli un doppio regalo, sa già che «mi aspetto di giocare con Pogba, sì. Abbiamo lo stesso approccio alla vita: divertimento, ma con la testa sulle spalle. E se poi arrivasse il mio ex compagno di squadra Mascherano, ne sarei felicissimo. Ma non dipende da me».
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