L'Inter arriva a Roma con il treno dei desideri. O meglio dei pensieri, tanti e soprattutto cattivi dopo il passo falso con il Bologna e il crollo di Praga. I giallorossi sono l'avversario migliore da affrontare in questo momento come fu la Juve dopo l'eurofiguraccia con gli israeliani. Partita che si prepara da sola, nessuna motivazione da innescare nei giocatori. E Frank De Boer spera nel bis: dopo la Signora, la Lupa. Lo dice anche. Ma soprattutto dice che per ora «la sua Inter va a due velocità per non correre rischi». Questione fisica, fa l'esempio di Joao Mario ko all'improvviso la mattina prima dell'ultima partita di campionato, e recuperato per la sfida di questa sera. Contro la Roma di quel Totti «che entra e da solo cambia il loro gioco». Dice che «voglio vincere sempre». Ma non può aggiungiamo noi. Per scelta, per evitare infortuni, perché la squadra deve giocare ma nello stesso tempo recuperare il tempo perso nella preparazione estiva.
Intanto il campo ha detto che è un gruppo spaccato in due nei valori: i titolarissimi e gli altri. Il campionato, dove l'undici ha una fisionomia precisa; le coppe, dove il turnover ha marcato le differenze. Con il Bologna sono mancati Joao Mario e Murillo e il contraccolpo si è sentito; a Praga nessuno ha sfruttato l'occasione per meritarsi la fiducia. Ansaldi a parte, che oggi dovrebbe essere titolare «anche se non ha i novanta minuti».
Si allenano le gambe, ma anche la testa. L'Inter volerà «a gennaio quando tutti potranno giocare due partite in tre giorni». Il «tutti» sembra essere già un concetto ristretto. Perché dopo quaranta giorni, otto partite ufficiali, l'impressione è che il sergente olandese inizi a cristalizzare le gerarchie. Frank dice che non è un duro, ma sa esserlo. Ha inquadrato la truppa. Detto di Brozovic, che questa sera per la quinta volta di fila potrà tranquillamente «selfare» con la sua bella dal divano di casa o dove vorrà, ma facendo attenzione «perché i social sono pericolosi», il sinistro messaggio recapitato da De Boer al croato. Sistemato dietro la lavagna Kondogbia dopo 28' con il Bologna, ora l'allenatore allarga il discorso e mette tutti sull'attenti: «Non voglio più vedere l'atteggiamento sbagliato della coppa. Tutti gli avversari devono essere uguali».
L'approccio sbagliato inizia ad essere una costante, non solo perché l'Inter è andata sotto sette volte in otto gare. E così l'ex tecnico dell'Ajax svela un altro capitolo della sua filosofia: «Le partite non iniziano al fischio d'inizio...».
Detto così roba da marziano, poi aggiunge: «Bisogna iniziare a pensare alla gara dal giorno prima, una volta in campo è già troppo tardi...». Un richiamo all'ordine ribadito da un concetto: «Per me non è un problema quando un giocatore sbaglia. Però deve capire che bisogna cambiare». Le seconde occasioni stanno finendo, è l'ultimo avvertimento all'Inter.
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