C'è la legge del mercato e quella legata alla carta d'identità. Daniele De Rossi ha resistito a entrambe. Così l'ultima bandiera del nostro campionato, ora che Totti si è seduto in tribuna a fare il dirigente, è ancora lì a vestire la maglia della Roma in Europa a 34 anni. Un viaggio cominciato il 30 ottobre 2001 che stasera a Kharkiv toccherà la tappa numero 89 e che il 13 marzo all'Olimpico potrebbe arrivare alla cifra tonda. Il capitano giallorosso è l'unico superstite dei 4 precedenti con lo Shakhtar Donetsk, le due gare nei gironi nel 2006 e altrettante negli ottavi nel 2011. Non andò benissimo: una sola vittoria, larga, in casa con De Rossi entrato nel tabellino marcatori, tre ko, l'ultimo il 3-0 esterno con il centrocampista finito dietro la lavagna per la gomitata a Srna (costatagli la squalifica con la prova tv). Eravamo a poche settimane dalla svolta americana e della nuova storia giallorossa.
«Quell'eliminazione ci fece male ma ormai è dimenticata - ha detto alla vigilia De Rossi - Non credo che siamo in condizioni migliori degli ucraini perché non sappiamo come stanno loro che sono stati fermi per tanto tempo. Hanno preparato per due mesi questa gara, ma non fare partite ufficiali può essere anche uno svantaggio. E nel 2011 non andò bene per noi dopo la sosta».
Si giocherà a -11, un problema in più per una Roma che tecnicamente ha valori maggiori dell'avversario. «Se il clima facesse davvero la differenza, allora Shakhtar e Cska Mosca vincerebbero la Champions ogni anno...» ha scherzato De Rossi. Il Napoli è già inciampato nell'attuale tana dello Shakhtar a settembre, un ko che ha pregiudicato il cammino europeo della truppa di Sarri. E una sconfitta stasera potrebbe inficiare anche la marcia dei giallorossi, che non conquistano i quarti di finale della Champions da ben dieci anni. C'era Spalletti in panchina e la Roma era stabilmente nella fase a eliminazione diretta della Champions. E c'era anche Daniele, che vive il nuovo appuntamento da dentro o fuori - l'ennesimo della sua lunghissima carriera - con tranquillità. «Il passaggio del turno può dare uno scatto alla nostra stagione. Quello c'è già stato superando Chelsea e Atletico Madrid nel girone, ma è chiaro che entrare tra le prime 8 d'Europa può cambiare l'annata della Roma».
Per recuperare da una fastidiosa lesione al polpaccio, De Rossi ha impiegato quasi 50 giorni. Cinque partite saltate, ma ora si è ripreso la maglia in zona regia. E non vuole fermarsi, intanto prendendosi una rivincita sugli ucraini e poi cancellando gli ultimi mesi cupi trascorsi tra la delusione con la Nazionale per la mancata qualificazione al Mondiale e il tempo passato in infermeria. «Se fossi un mister, vorrei uno come me in squadra», ha detto di recente il centrocampista. Che pensa al futuro prossimo: «Mi piacerebbe allenare, magari fare da secondo a Di Francesco o a Spalletti, voglio vivere lo spogliatoio». E sull'azzurro ha sottolineato: «Quando si fallisce bisogna saper fare un passo indietro, ma non ho messo paletti. Se il prossimo ct si fa vivo con me, chissà...».
Dichiarazioni sempre schiette, quelle di Daniele che ha ancora un anno di contratto, ma non ha perso l'entusiasmo dei primi tempi. Il fisico lo sta limitando, la pancia però non è piena.
E stasera vorrà dare il suo contributo a Di Francesco. «Giochiamo l'ottavo con l'ambizione di passare il turno», così il tecnico. Che dovrà rinunciare a Florenzi ma non cambierà modulo. Sperando che la sua Roma eviti i cali di tensione, tallone d'Achille di quest'annata.
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