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Dea e Roma, se l'Italia per far strada in Europa deve fare l'americana

Atalanta con il Lipsia, la Roma con il Bodo. Le due reduci nelle coppe con proprietà Usa

Dea e Roma, se l'Italia per far strada in Europa deve fare l'americana

Certo non bastano i dollaroni. Stephen Pagliuca, che non solo fa l'americano ma pure l'azionista dei Boston Celtics, potrebbe spiegare la materia. Per avere una squadra di successo bisogna vincere, dotarsi di giocatori top e di una mentalità metropolitana. E gli americani ci sanno fare. Chissà che la lezione non serva al calcio nostro. Guardiamo l'Europa e ci ritroviamo con i padroni Usa e non getta a tirare la fila. Oggi tocca all'Atalanta contro il Lipsia in Europa league e alla Roma contro il Bodo Glimt in Conference league. L'America dello sport non può certo essere il calcio italiano, povero di talenti e pure di dollaroni, però un seme è stato gettato. I padroni stranieri vogliono risultati, non hanno mai inteso che l'importante sia partecipare. Le squadre top hanno toppato anche quest'anno. Restano le seconde linee, magari nobilitate dalla presenza di Jose Mourinho in panca a Roma e da una squadra che ha preso gusto a frequentare l'Europa ma dovrebbe cominciare a raccoglier trofei: appunto l'Atalanta dei buoni propositi e degli affaroni di mercato.

Stephen Pagliuca è un ambizioso e lo sta dimostrando annusando l'aria per proporsi all'acquisto del Chelsea: altra storia rispetto all'Atalanta, semmai più vicino all'idea Boston Celtics. Dan Friedkin ha fatto del successo affaristico la sua autostrada: ha messo mano alla Toyota e sono state fortune, ha investito in aerei, cinema ed altro ancora. Non accetterà certo la parte del comprimario con la Roma che si scalda quando sente aria di derby e va poco oltre. I norvegesi del Bodo Glimt finora le hanno fatto prendere solo sberloni: una overdose di gol la prima volta, una sfida da pistoleri (con la Roma sconfitta 2-1) nella seconda dove ne sono uscite scene appunto da Far West, tanto che l'allenatore loro si vedrà la partita dalla tribuna. Stavolta i nordici potrebbero aver steccato l'anteprima: sono andati in ritiro a Formello, dove solitamente si allena la Lazio. I romanisti non ci hanno visto più. A Milano, se l'avversario prende albergo a casa dei cugini rivali vien recepito con una alzata di spalle, a Roma diventa una guerra. Comunque i norvegesi ne hanno cavato solo una battuta. «Vorrà dire che, se suoneranno i clacson sotto le camere, metteremo i tappi nelle orecchie». Invece i loro tifosi, forse intimiditi, hanno inviato una lettera dicendo: «Niente scontri, siamo amici». Evidentemente il tifo nostrano si fa sempre riconoscere.

Ecco, gli americani dovrebbero insegnare ad esserlo anche nel tifo: non che la gente Usa sia angelica, però c'è modo e modo. E, alla fine, l'importante è vincere. Vale pure per l'Atalanta che si trova alla svolta storica, come racconta Gasperini. Una semifinale europea valorizza una stagione: la squadra, a Lipsia, se l'è cavata con un pareggio. Qui serviranno i gol di Zapata recuperato alla causa. Tra i bergamaschi c'è uno che se ne intende: Zappacosta vinse la coppa con il Chelsea nel 2019. Chelsea, Zappacosta, Pagliuca, l'Atalanta: un filo conduttore ricuce gli ultimi avvenimenti.

Potrebbe essere un(a) finale già scritto.

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