Coronavirus

Gli dei del tennis mostrano... il braccino

Djokovic vuole aiutare i colleghi in difficoltà economica. Il no di Thiem e altri campioni

Gli dei del tennis mostrano... il braccino

Diciamo che dal braccio al braccino il passo è breve. Soprattutto se sei un tennista di alto livello e ti trovi nel mezzo di un ciclone che ha azzerato lo sport. E allora: aiutare gli altri oppure no?

La risposta del numero uno Novak Djokovic è stata semplice: dopo aver dato un milione di euro alla sua Serbia per fronteggiare la crisi coronavirus e aver poi donato pare la stessa cifra all'ospedale di Bergamo, Nole si è focalizzato su chi di tennis più che vivere, sopravvive. «Ora dobbiamo aiutare i giocatori - ha scritto Djokovic in una lettera inviata ai colleghi -. Molti di loro stanno pensando di lasciare il nostro sport». Così ecco l'idea: un fondo dove i primo 100 del mondo in singolare - così come i primi 20 del doppio - avrebbero dovuto contribuire secondo ranking: 30mila dollari quello nella Top 10, diecimila quelli fino al numero 50, cinquemila gli altri e i doppisti. Per un totale, anche in questo caso, di un milione, che poi sarebbe stato rimpinguato dai tornei del Grande Slam, Federazione internazionale e Atp per arrivare a 4. Un bel gesto, tutti d'accordo? Non proprio.

Se infatti i big come Federer, Nadal e anche Fognini, hanno sposato subito l'idea, ecco che sono partiti i colpi bassi dei braccini. Tanto che in una diretta Instagram col nostro Fabio. Djokovic ha rimandato la palla all'Atp. E alla fine ecco che è spuntato apertamente Dominic Thiem, l'austriaco numero 3 del mondo nella classifica attualmente congelata, che ha sparato a zero sull'iniziativa: «Conosco il circuito Future, ci ho giocato per due anni - ha detto al quotidiano Kronen Zeitung -: ci sono molti giocatori che sono poco professionali. Non vedo perché dovrei regalare loro dei soldi: preferisco fare donazioni alle persone o alle istituzioni che ne hanno veramente bisogno». Gioco, partita, incontro.

La verità in realtà sta un po' nel mezzo: è vero infatti che nei circuiti minori succedono cose strane, perfino che un finto giocatore si ritrovi a disputare le qualificazioni a Doha senza riuscire a conquistare neanche un punto in due set. Per non parlare poi degli strani giri di scommesse. Ma è anche vero che gli studi sui tennisti raccontano che solo i primi 150 del mondo riescono a vivere grazie alle racchette: gli altri annaspano. E adesso annegano. Oppure lavorano al supermarket per 450 euro al mese come il tedesco Krawietz, vincitore in doppio dello scorso Roland Garros. «Nessuno di noi top player ha ricevuto tutto in dono, ce lo siamo dovuti sudare - ha però insistito Thiem - Nessun lavoro ti dà la garanzia di arrivare a guadagnare tanti soldi un giorno e nessun giocatore deve lottare per la sopravvivenza, neppure quelli col ranking più basso. Nessuno muore di fame».

Sarà, e di sicuro non lo pensa solo lui.

Thiem però, in attesa di diventare il numero uno del tennis, per qualcuno ha di certo vinto un premio anche senza giocare: il braccino d'oro.

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