Cine tempestose. La Cina è vicina a Milano eppure invece di rasserenare il cielo calcistico sopra Inter e Milan sembra annunciare altre tempeste e nuovi tormenti. Specie per i tifosi che han cominciato a capire la vera musica.
Qui, è bene intuirlo prim'ancora di cominciare, son finiti i tempi belli con Moratti e Berlusconi, mecenati generosi di una stagione lunghissima che non tornerà più e forse sono cominciati quelli bui. Il quadro, nei due rispettivi accampamenti, è dei più inquietanti. Precedenza alle notizie provenienti dagli Usa da dove rimbalzano notizie e aggiornamenti sul conto di Roberto Mancini che sembra a un passo dalla rottura pubblica e definitiva con il club dopo l'ennesimo colloquio con Thohir, il presidente pro tempore, e quello ancor più inutile con Bolingbroke, l'ad. Ieri è partito per una disperata missione diplomatica Piero Ausilio, il bravo ds deciso a scongiurare lo strappo a parole ma senza avere in dotazione gli strumenti per evitare un divorzio alla Conte, polemico, immediato e dagli esiti indecifrabili.
Dall'avvento del nuovo azionista Suning, salutato come il nuovo messia del tifo neroazzurro, Mancini è stato espropriato delle scelte tecniche in materia di mercato. Ha chiesto due-tre calciatori di rango per puntare alla zona Champions, del profilo Ya-ya Tourè per intendersi; gli hanno replicato dalla Cina che loro cercano giovani e lui per tutta risposta ha tuonato: «Chi critica Yayà Tourè non capisce niente di calcio!». Nel frattempo Icardi ha ricevuto l'attacco disperato del Napoli e solo Candreva sembra disponibile ma alle cifre reclamate da Lotito. Sullo sfondo sono già apparsi gli eventuali sostituti di Mancini dimissionario: Leonardo, uno per tutte le stagioni, Bielsa altro personaggio dagli umori instabili e il mite Prandelli. Dice Ausilio: «Il nuovo proprietario è arrivato da meno di un mese, non si può pretendere tutto e subito». Verissimo. Ha dovuto farsi carico di una montagna di debiti (420 milioni) ma a meno di un mese dal via nel campionato perdere l'allenatore non è proprio un incipit incoraggiante per il popolo neroazzurro.
Non se la passa meglio il Milan che pure ha un allenatore in sella, Montella che fa pure rima, ma una rosa tutta da allestire, con davanti, in pieno calcio-mercato, l'incertezza scandita dal passaggio di azioni tra Fininvest e fondo cinese con l'impossibilità di usufruire delle cifre da investire sul mercato esponendo così prima Galliani a qualche figura non proprio esaltante (Pjaça era stato bloccato, poi l'ha dovuto liberare per mancanza di garanzie economiche) e adesso condannandolo a un immobilismo molto pericoloso.
Un paio di trattative sono rimaste ancora nel cassetto, Musacchio e Zieliski, Cuadrado è un'altra opportunità, ma di fatto il piatto piange perché i 15 milioni promessi dai cinesi come prima rata impegnativa per costituire il deposito vincolato a mò di cauzione non possono certo coprire le tre operazioni. Perciò l'offerta di Arbeloa a costo zero non è stata respinta, ma presa in considerazione.
Al netto di occasioni low cost, resta la necessità di auto-finanziarsi col mercato facendo il tifo perché l'Inter resista su Icardi con De Laurentiis in modo da girare Bacca al Napoli e riscuotere quella cifra (25-28 milioni) che può servire alla bisogna. La conseguenza è una sola: depressione completa sui due fronti, con riflessi inevitabili sulla campagna abbonamenti e sui sogni di gloria già abortiti dopo i trasferimenti di Pjanic e Higuain.
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