È stato tifoso della Juventus. Avrebbe potuto giocarci prima e allenarla poi. Avrebbe voluto, soprattutto. Ma con la Signora ci sono state anche polemiche, litigate, interviste piccate e piccanti, spiegazioni, repliche e contro repliche. Roberto Mancini da Jesi, figlio di babbo Aldo di professione falegname, stasera tenterà l'assalto al fortino bianconero guidando il Galatasaray: il 2-2 dell'andata era stato frutto del caso, essendosi seduto sulla panchina turca da poco più di 48 ore. Oggi servirà una vittoria per accedere agli ottavi: in caso contrario, tanti saluti e panchina che magari comincerà a traballare. «Il pubblico ci darà una mano - ha detto ieri -. L'importante sarà tenere in difesa: se prendessimo un gol, diventerebbe tutto più difficile. Non dovremo scoprirci troppo all'inizio: avremo a disposizione novanta minuti, non dimenticatelo. La Juve non avrà Pirlo? Di sicuro perderà qualcosa: hanno diversi bravi giocatori per sostituirlo, ma l'assenza pesa». Viva la sincerità. Augurandosi anche di poter schierare Sneijder, che ieri si è allenato con i compagni e che alla fine dovrebbe scendere in campo. «Forse la Juve è in un momento migliore del nostro, ma non si sa mai - butta lì il Mancio, che in campionato insegue il Fenerbahce a meno 9 -. Passare il turno in un girone con i bianconeri e il Real sarebbe davvero una gran cosa».
Sarebbe forse l'ennesimo cerchio che si chiude, per uno che da ragazzino la Juve avrebbe voluto, salvo farsi precedere dal Bologna. Il resto è storia nota, con due piedi che parlavano e una lingua che faticava a stare al suo posto anche quando, diventato allenatore, ha sposato la causa dell'Inter beccandosi più volte con Moggi e compagnia: «Non sono mai stato nemico della Juventus, semmai contestavo il sistema che c'era prima - aveva spiegato -. Sono stato tifoso della Juve e in futuro la allenerei». La colpa di quel primo amore era stata di babbo Aldo: «L'ho portato tante volte con me a vederla, a Torino e anche a Milano - racconta -. La prima volta aveva solo sei anni. Anche qualche derby della Mole è venuto a vedere, sognando la serie A. Poi lassù ci è arrivato da solo e ha fatto la sua carriera».
Vincesse stasera, Mancini diventerebbe un dio o quasi per i tifosi del Gala, i quali certo faranno il loro dovere in una Turk Telekom Arena strapiena di 52.652 spettatori che urleranno fino a 131,76 decibel ovvero l'equivalente del reattore di un jet militare in fase di decollo.
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