Si chiudono i Giochi più caldi ma non per il pubblico

Si deve sempre andare avanti, provarci, non mollare. Giusto?

Si chiudono i Giochi più caldi ma non per il pubblico

Siamo alla fine, caro diario, e ti lascio i miei ultimi appunti dopo una giornata di emozioni e di sofferenza. La medaglia sfiorata da Stefano Gross mi fa lasciare il centro dello sci alpino di Rosa Khutor con tanta rabbia, niente di nuovo visto che qui, Innerhofer a parte, è andata male più che bene. Sono stanca, come tutti, le gare serali sballano sempre un po' la giornata, fanno fare tardi, mangi alle ore sbagliate o non mangi proprio...… Oggi mentre arrancavo su per la salita di circa 500 metri che porta alla sala stampa, un volontario mi ha chiesto se volevo un passaggio con la navetta. Sono segnali tristi, un po' come quando sul bus un ragazzino si alza per offrirti il posto a sedere. Ovviamente ho risposto no grazie, si deve sempre andare avanti, provarci, non mollare. Giusto?
Un esempio di questo concetto lo hanno dato ieri Kristoffersen e Hirscher, dati per spacciati dopo la prima manche e invece eccoli lì, sul podio, meritatissimo visto com'erano andati in stagione, ma certo se non ne fossero caduti tanti di quelli che erano davanti a loro, recuperare sarebbe stata dura! Per questo Jean Philippe, lo skiman francese di Henrik, girava per il parterre accettando i complimenti da tutti e ringraziando Ante Kostelic che aveva tracciato quella seconda manche insensata, dove più che attaccare bisognava pensare a frenare, per stare in pista. E lo stesso ha fatto il norvegese in conferenza, "grazie Ante!" ha detto, prima di vantare, giustamente, la sua tecnica e la sua intelligenza tattica che lo hanno portato all'insperato bronzo.
Lascio Sochi, è finita, questi diciotto giorni sono volati, un po' mi spiace partire, cominciavo a prendere il ritmo, a conoscere i posti e il modo migliore per arrivarci. Le strade oggi erano animate, c'erano artisti e ballerini di strada che intrattenevano i passanti, ho visto persino le code agli impianti di risalita che qui si usano come mezzi pubblici, la gente vagava come in un parco giochi o in un centro commerciale, apparentemente senza meta, così per il gusto di esserci. Nelle tribune in fondo alla pista, troppo grandi forse, l'ambiente invece era abbastanza moscio. A parte sparuti gruppetti di tifosi stranieri che urlavano per i loro campioni sventolando bandiere, i russi si eccitavano solo per i loro atleti, che allo sci alpino hanno solo fatto da comparse. La mancanza di calore del pubblico è stata un po' una costante di Sochi 2014, per il resto non saprei davvero trovare aspetti negativi a quest'olimpiade così temuta e criticata alla vigilia, che oggi va in archivio con tante storie belle e tanti record. Alla conferenza stampa dello slalom maschile sul palco c'erano in un colpo solo il più giovane, Kristoffersen, e il più vecchio, Matt, medagliato della storia dello sci alpino.

Ascoltavo le loro parole e pensavo che in quello stesso momento Stefano Gross era sicuramente nella sua camera del villaggio a maledire se stesso per quei 5/100 lasciati in pista, ma a che serve ormai? Anche queste sono storie olimpiche.

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