Meglio farsi cacciare fuori dall'Uefa che dall'Olympiakos. Molto più dignitoso. Il Milan ha scelto il modo peggiore per lasciar traccia nella storia europea, Elliott e soci avranno capito che il calcio tende trappole più che regalare ricchezza. Il popolo (rossonero) mugugna. La squadra è una evidente incompiuta. Gli uomini di punta, leggi Higuain e Gattuso, somigliano a viandanti smarriti. Il tecnico ha qualche attenuante, l'argentino nessuna. E l'Uefa ha emesso la sentenza sui disastri finanziari degli ultimi anni: 12 milioni di multa recuperabile dagli introiti di Europa league, rosa ristretta a 21 elementi per le prossime partecipazioni europee, ed esclusione da qualunque coppa per le stagioni 2022-23 e 2023-24 se non sarà raggiunto il pareggio di bilancio al 31 giugno 2021. Tutto sommato, mano di velluto. Dove, invece, il vero problema è il Milan, al netto delle attenuanti: troppi infortuni, qualche errore nella campagna acquisti, giocatori perduti nelle nebbie (leggi Calhanoglu) , ma tanto non basta a spiegare la disfatta rossonera in Europa League. Leonardo si è affidato alla tipicità italiana: colpa dell'arbitro. Onesto Gattuso: il pasticcio l'ha combinato la squadra.
Direte: i club italiani hanno recitato calcio da terza fascia nell'ultimo giro europeo, subito sberle che il percorso degli altri turni non faceva prevedere. E mal comune non fa mezzo gaudio. Dove sta l'errore? Risposta: qui c'è professionalità ma poca professione di sacrificio e agonismo spinto. I giocatori sono impiegati più che guerrieri. Il Milan si è adeguato al trend. Affogato dagli imprevisti. Per esempio, dov'è finito Higuain? Sembra un caso umano prima ancora che calcistico. Non segna più, non riesce ad entrare nel cuore e nell'anima della squadra. È costato quanto una stella ed invece pare un passante svagato. Ha segnato 7 gol ma è mancato in momenti decisivi. Alla Juve lo avevano nascosto bene, probabilmente avendone intuito pecche caratteriali e di rendimento. Il Milan ha abboccato all'amo. Higuain non è leader, non trascina. Probabilmente lo ha smontato l'ipotesi Ibrahimovic, forse lo ha smontato questo Milan che si attendeva competitivo ed, invece, è solo work in progress. Non è un caso se, da qualche tempo, circola l'ipotesi di passo indietro rossonero (non pagar i 36 milioni del riscatto) e passo di lato del Pipita: meglio cambiar aria.
Questa ed altre ipotesi (prima Ibrahimovic sì, poi no, ora siamo tornati al forse) mostrano una sorta di stato confusionale rossonero. Società ancora troppo acerba nei componenti determinanti, servono passo sicuro, decisioni da marchio di qualità. Il Milan sta cercando la via e forse un nuovo allenatore: Gattuso si batte (lui certamente) da guerriero, ma deve ancora crescere professionalmente, commette errori come tanti (sulla riva opposta Spalletti non ha fatto meglio), fatica a trovare alternative, il popolo comincia a cercare altre proposte. Probabilmente non sa andar oltre i limiti suoi e della squadra. Ma in questo gioco di prestigio ne escon bene solo i grandi allenatori.
La rosa rossonera non aiuta, quest'anno è migliorata ma non vale nemmeno il quarto posto in classifica. Per ora, in campionato, il Milan ha ottenuto il massimo. In coppa si è giocato la reputazione. Il Milan, più di tanti, rappresenta il volto del calcio italiano: tutti insieme disperatamente.
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