«Ci hanno messo in difficoltà sotto diversi profili. Il più evidente quello fisico», Stramaccioni, neanche un'ora dopo. «C'è stata superiorità, non solo fisica, da parte dei nostri avversari. Non c'è soltanto da attaccarci all'aspetto fisico». Cambiasso, quasi in contemporanea, pochi minuti prima di mezzanotte a Londra.
Stramaccioni si è accorto di qualcosa che Cambiasso difende, non è tutto qui, ma qui c'è tanto. Stefano Rapetti è il responsabile della preparazione atletica all'Inter da luglio 2009, li conosce bene tutti, ha vinto tutto, difficile che improvvisamente stia subendo una recessione professionale, ma questi con Josè Mourinho correvano anche nel sonno, compresi Vieira e Thiago Motta, adesso sembrano tutti bei rotondi, si dice inquartati, per aggiungere dileggio. Onestamente non ce n'è uno che sembri sottopeso, perfino Obi Michel ha messo su chili e ha iniziato a infortunarsi, rientrare e infortunarsi nuovamente. Gira la voce che la preparazione più che mirata alle varie fasi, sia conservativa, in onore ai veterani. È un aspetto, magari il primo che salta all'occhio. Le legnate il secondo. Distribuite democraticamente nell'intera stagione fra difesa a tre e difesa a quattro, l'Inter ha già perso sette partite fra campionato e Europa league subendo almeno tre reti, alla seconda di campionato con la Roma, poi tutte fuori, a Bergamo, Kazan, Udine, Siena, Londra, quattro gol a Firenze. Ha chiuso il girone di Europa league prendendo più reti di tutte, sette in sei partite, in serie A è la decima difesa con il doppio dei gol subiti dalla Juventus. Sono cifre, giusto per non sparare ad alzo zero sulla croce rossa il giorno dopo White Hart Lane. Sembrerebbe che le reti subite non dipendano dallo schieramento, ma neppure dai protagonisti. Il 4-2-3-1 sembra il modulo meno rischioso in questa fase di assoluta emergenza, ma schierare Juan Jesus esterno per accontentare Chivu che, per chissà quale privilegio, in fascia non ci vuole più giocare, equivale a farsi del male e disorientare uno dei pochissimi giovani che hanno avuto continuità, strameritandosela.
È curioso anche l'approccio alla gara, l'Inter regala i primi quarantacinque minuti con estrema disinvoltura, a volte poi va meglio ma non sempre trova il rimedio, anche perché il Tottenham non è il Catania. Pensi a una partita e poi ti trovi a giocarne un'altra, ha detto Zanetti: «Ultimamente stiamo sbagliando i primi tempi. Dobbiamo ritrovare un po' più di concentrazione nei primi minuti». È un dato in controtendenza: una squadra sulle gambe, come fa a recuperare nella seconda fase della partita?
A Londra erano in panchina Pasa, Mbaye e Benassi. A Catania, Colombi. Non hanno visto neppure la riga del fallo laterale. I tifosi accettano una inforcata di Livaja o Bessa, l'errore di uno scafato invece fa ribaltare l'animo. Se è vero che Strama si gioca tutto in questi ultimi tre mesi, magari sarà più soddisfatto se lo schiantano assieme ai suoi ragazzi della Primavera. La nuova filosofia che gira è la seguente: se dopo Inter-Juve del 30 marzo, data peraltro da confermare, l'Inter si accorge di non farcela per il terzo posto, allora le molla tutte dalla paura di ricominciare a luglio con i preliminari di Europa league, solo danni e poche entrate. È anche una questione di rispetto verso tutto il movimento perché ci sono i punti nel ranking e tornare alle quattro in Champions deve essere un obiettivo di tutte, la sola partecipazione alla fase a gironi, significherebbe per Moratti l'abbattimento di metà rosso societario.
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