La Vecchia Signora si sblocca con quattro gol in Europa. Nel segno di Pjanic insieme a Dybala il più giovane in campo in una squadra di ultratrentenni, per la precisione età media di 30,7 anni. L'ha messa sull'esperienza, diciamo così, Massimiliano Allegri su un campo che poteva incutere timore solo a livello ambientale. «Pratica e concreta», voleva la sua Juve l'allenatore, e così è stata. Non c'è stata traccia dell'illusione, anzi si è vista umiltà. «Non si può vincere sempre 3-0...» e i bianconeri allora calano il poker per rispondere all'allenatore che parlava di «delusione fuori dal normale» se non si fa la goleada.
Certo c'è da considerare l'avversario. Infatti la Dinamo Zagabria si scioglie in mezz'ora con Pjanic che beffa con un tocco morbido il portiere in uscita dopo pasticcio dei centrali croati. L'ex giallorosso poi fa vedere uno dei pezzi pregiati per cui è stato acquistato: lancio di trenta metri per Higuain, controllo e tiro al volo del Pipita per il due a zero. Si sblocca lontano da Torino l'ex Napoli. Le due clausole rescissorie strappate a Roma e Napoli fanno il loro dovere e alla festa partecipa anche Dybala. Non si fa in tempo a dire che la Joya potrebbe trasformarsi in tristezza che trova il primo gol della stagione. Il siluro da 25 metri è per zittire anche le critiche sul fatto che giocasse troppo lontano dall'area. Chiude i conti la punizione di Dani Alves complice l'autogol del portiere Semper. Come a Palermo una deviazione trasforma in oro un tiro del brasiliano.
Gol per le statistiche perché la partita è finita dopo quarantacinque minuti con Pjanic schierato nel suo ruolo da interno sinistro che fa gol e assist. Poi non è rientrato dopo l'intervallo per un colpo subito a inizio partita, ma a quel punto il più era fatto con la Juve che si era scrollata di dosso la pressione della vittoria a tutti i costi. Senza entusiasmare con una mediana dove oltre al bosniaco manovrano Hernanes e Khedira, di certo non dei fulmini di guerra. Evra e Dani Alves sono l'esperienza che corre sulle fasce, ma anche Zagabria conferma il momento non brillante a livello fisico. Certo non poteva esserci avversario migliore per mettere ulteriore benzina nelle gambe. Una sorta di allenamento per i bianconeri la gita in Croazia perché oltre alla musichetta da Champions League c'è ben poco per il livello mediocre dell'avversario. La Dinamo parte per contenere, prova a erigere un muro che si sgretola praticamente da solo tra movimenti sbagliati, scivoloni e incertezze varie. Nonostante questo restano ombre sulla Juventus. Perché subito dopo il vantaggio la squadra di Sopic ha centrato la traversa con Schildenfeld: ancora una volta sugli sviluppi di una palla inattiva, situazione che si conferma tallone d'Achille dopo i tre gol su quattro subiti in campionato. In alcuni fraseggi si è rivista quella superficialità di cui aveva parlato Allegri, ma la Signora è rimasta concentrata.
Comunque la differenza di valori permette anche alcuni esperimenti come Cuadrado mezz'ala al posto di Pjanic. Non è finita perché Allegri concede più di spiccioli di minuti a Pjaca che torna a casa. Il croato, arrivato in estate proprio dalla Dinamo Zagabria, entra al posto di Barzagli con la Juve che si piazza con la difesa a quattro in una sorta di 4-2-3-1. Passerella anche per l'ex Mandzukic e testa all'Empoli. Per la Champions se ne riparla il 18 ottobre, ancora in trasferta a Lione.
La Vecchia Signora pratica e concreta si presenterà in Francia da prima del girone. L'obiettivo è restarci fino alla fine per poter dare ragione ad Allegri che considera la Juve alla pari delle migliori quattro d'Europa. Serviranno ben altre vittorie per cullare i sogni.