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Dome & Doro: una domenica d'oro

Windisch e la Wierer scrivono la storia conquistando il mondiale uno dopo l'altra

Dome & Doro: una domenica d'oro

Domenico e Doro. Non è un refuso, ma un verdetto da anagrammare per un sogno che racconta di due medaglie d'oro, arrivate per gli azzurri a poche ore di distanza. A firmarle Doro Wierer e Dominik Windisch, nell'ultimo giorno di una Oestersund mondiale, ricoperta di una nevicata epica che rende i boschi di Svezia ancora più magici. In programma ci sono le mass start. I due ragazzi, figli di Anterselva, che è un po' l'Olimpo del biathlon made in Italy e che ospiterà i prossimi Mondiali, sono le nostre testate d'angolo. Ma Wierer ha già preso due medaglie nelle ultime due settimane, ne ha altre 4 in carriera, eppure nelle ultime ore non sembrava al top, tanto da aver rinunciato alla staffetta femminile di cui sarebbe stata naturale capocordata. Anche Windisch, già bronzo olimpico 2018 nella sprint, non era sicuro di partecipare alla gara di ieri. Questa non è stata la sua miglior stagione e in coppa non ha mai vinto. La sua fame è tanta e, come dice il suo cognome, ieri si è trasformato in figlio di quel vento che non lo blocca, semmai lo esalta. Non era fra i favoriti, come Wierer sulla carta. Eppure ci ha creduto fino alla fine.

La giornata è epica: parte Wierer che centra, per ben tre sessioni, lo zero al poligono, poi sbaglia due volte, ma è ormai inarrivabile sugli sci e trova anche il modo di alzare le braccia in anticipo sul traguardo, come nei sogni più belli, lasciandosi dietro la russa Ekaterina Yurlova (+4.9) e la tedesca Denise Herrmann (+15.4). Doro è prima. Non solo della gara e della classe, ma anche nella storia: per l'Italia questa è la prima medaglia d'oro individuale femminile. Nel mondo del biathlon, dove tutto è doppio, anche questa gara vale per due: coppa e Mondiali. Ed è così che Wierer si trova catapultata in vetta anche al ranking dove, a tre gare dal termine, raggiunge, appaiata a 852 punti, un'altra azzurra, Lisa Vittozzi (ieri in rimonta dalla 28ª all'ottava piazza), già pettorale giallo, grazie alla sua medaglia nell'individuale.

Sognare è questione di sci e colpi ben assestati ad una fortuna che non è cieca, ma che al poligono si conquista con precisione e mira. Wierer, la signora che alle profferte di una copertina su Playboy, ha preferito l'hobby dell'uncinetto, la treccia lunga da brava ragazza e un marito allenatore, è capofila di queste ragazze, tutta sciolina e diottrie. Lei scia e spara: guai a distrarla. «Sono felice e soddisfatta: credo che la medaglia sia arrivata perché, dopo il mio malessere dei giorni scorsi, non avevo più aspettative. Ai grandi eventi non sempre ho dato il meglio. Per questo dedico la medaglia alle mie compagne. Siamo una famiglia». Poche ore ed ecco un bis storico: anche Dominik Windisch va a prendersi l'oro fra le raffiche di un vento capriccioso e sotto la neve che cade fitta, davanti al francese Antoni Guigonnat (+228) e all'austriaco Julian Eberhard (+233). E' storia nella storia: l'Italia del biathlon maschile non centrava una medaglia mondiale di peso dal 1997, quando Wilfried Pallhuber fu d'oro nella sprint. Eppure Domme e Doro hanno già vinto insieme: era il febbraio di tre anni fa e questi due ragazzi di Rasun, cresciuti insieme sulle piste di Anterselva, salirono sul primo gradino del podio della mass start di Canmore, in Canada.

Dominik, ieri, ha commesso 3 errori al poligono. La gara sembrava dominata dal vento più che dalla mira dei concorrenti. Al quarto poligono, l'ultimo, è in undicesima posizione: ha 54"3 di ritardo. Eppure prosegue imperterrito e contro ogni pronostico, riscrive la storia, con una serie di tiri in piedi perfetti mentre gli avversari affogano nello stress e nel vento. Il biathlon azzurro è nella storia.

E l'inverno non è ancora finito.

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