Dona il rene a papà e rinuncia alle Olimpiadi

Così Joana Bolling, nazionale argentina di pallamano, ha salvato il padre

Sergio Arcobelli

«L'importante non è vincere ma partecipare» è il celebre messaggio del barone francese Pierre de Coubertin, l'inventore dei Giochi Olimpici moderni. Quando viene menzionata la rassegna a cinque cerchi, l'evento clou per eccellenza per qualsiasi sportivo, ci sono sempre storie che vale la pena raccontare. Nella buona o nella cattiva sorte.

Questa è la toccante storia di Joana Bolling, giocatrice della Nazionale argentina di pallamano già qualificata a Rio, che è stata costretta anzitempo a rinunciare alla manifestazione più ambita, quella che ogni atleta sogna di raggiungere. Ma ancora più triste è la ragione di tale forfeit: salvare il padre. L'ex cestista Elnews, infatti, soffriva da tempo di una grave insufficienza renale e, nonostante si sottoponesse a dialisi tre volte a settimana, solo un trapianto lo avrebbe tenuto in vita. Pur di concedere alla figlia la possibilità di volare a Rio, Elnews aveva provato a insabbiarle la triste verità, persino nascondendo le cartelle mediche.

Scoperto il segreto, però, la 22enne albiceleste ha deciso, senza tentennamenti, di donare il proprio rene e il 5 aprile si è sottoposta all'intervento (perfettamente riuscito). Si tratta di una storia incredibile di famiglia che ha commosso un'intera Nazione. Una rinuncia per amore paterno. «Ohana significa famiglia e la tua famiglia non ti abbandonerà mai» è l'inequivocabile messaggio comparso sul profilo Instagram della giovane Joana.

Un caso opposto, ma per certi versi simile è quello dell'ostacolista Aries Merritt. Qualche giorno dopo aver conquistato il bronzo agli ultimi Mondiali di Pechino, si è sottoposto al trapianto di un nuovo rene, donato dalla sorella. Grazie a questo gesto il detentore del record mondiale dei 100 hs non solo è tornato alle competizioni, ma cercherà di entrare a far parte dello squadrone statunitense che gareggerà a Rio e difendere così lo scettro di campione olimpico. Ancora più celebre è la vicenda di uno dei più forti rugbysti della storia, Jonah Lomu, scomparso a quarant'anni e anch'egli vittima di una malattia renale (riuscì a vivere altri anni grazie a un aiuto fraterno). Nononostante tanta generosità, non sempre dietro queste torie c'è un lieto fine, come purtroppo accaduto al fratello del calciatore del Verona Moras, tragicamente scomparso nonostante la donazione del midollo osseo.

C'è dunque più di una ragione per sorridere per Joana. Le Olimpiadi sono sfumate, è vero, così come la chance di aiutare l'Albiceleste a sconfiggere l'avversaria di sempre, il Brasile, a casa sua. Ma lei adesso si è guadagnata la stima di milioni di persone. E potrà stare affianco al padre.

«Non ho mai avuto alcun dubbio. Questo è molto più importante dello sport e della pallamano.

Nella mia famiglia hanno sempre prevalso i valori dell'impegno e del sacrificio che fanno parte dello sport e insegnano a farsi da parte, a rinunciare a qualcosa se questo permette di raggiungere un obiettivo». Infatti. La famiglia prima di tutto.

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