Milano - Il meglio di Milan-Napoli arriva in fondo. La firma è di Gianluigi Donnarumma, che con un prodigio sventa un gol fatto di Milik. È l'epifania del portiere fenomeno con la prima grande parata all'altezza del talento smisurato di cui viene accreditato. Perché si dice che un portiere è un fenomeno quando si fa trovare pronto nell'unico grande pericolo della partita. Come ieri. Gigio, insultato dai concittadini napoletani prima della paratona, festeggia così le cento presenze in campionato e c'è da scommettere che cento saranno anche i milioni che oggi il suo procuratore stimerà di valutazione.
Quella di Donnarumma può essere la parata del settimo scudetto consecutivo alla Juventus perché inchioda il Napoli allo zero a zero e lo fa sprofondare a sei punti dalla capolista. La squadra di Maurizio Sarri segna il passo: a San Siro emerge la stanchezza, più mentale che fisica, di doversi confrontare con un avversario che ha tutto di più e in quantità industriale. Hamsik e compagni a primavera hanno mostrato il fianco: dal ko con la Roma ai pareggi in casa delle milanesi. Da sempre per vincere gli scudetti si deve passare da San Siro e qui il Napoli ha raccolto la miseria di due punti con zero gol fatti. E solo Sarri può vedere il bicchiere mezzo pieno nel pareggio di ieri. Contro un Milan senza Bonucci e Romagnoli, i centrali titolari, il suo attacco ha fatto il solletico a Musacchio e Zapata: in campionato il primo aveva giocato 90' nel 2018, il secondo una partita negli ultimi tre mesi. «Ci è mancato il veleno dei nostri attaccanti», ha ammesso Sarri, ma è da un po' che gira così. Qualcosa si è inceppato, ma Sarri non ha avuto il coraggio di cambiare: anche ieri ha fatto partire Milik in panchina e poi non ha osato le due punte come contro l'Inter. Eppure un punto adesso serve poco o nulla. «Non perdiamo in trasferta da diciotto mesi», la magra consolazione di Sarri. Peccato che nelle ultime tre abbia lasciato sei punti, che sono anche quelli che lo separano da Allegri. Resta la speranza dello scontro diretto e di un calendario in cui la Juve deve fare visita a Inter e Roma.
Però il Milan ha confermato che questo Napoli è giocabile. Gattuso si è messo al pari del maestro Sarri. La sua squadra ha alzato l'asticella, passando un altro esame contro una delle grandi: a parte il ko con la Juve maturato nel finale dopo un'ottima partita, i rossoneri sotto la guida di Ringhio non hanno perso con le «big», oltre ai già citati Napoli e Inter, anche le vittorie con le romane. Contro gli azzurri ha impressionato la personalità del Milan nell'impostare l'azione dal basso, quasi mai senza ricorrere ai lanci lunghi. Ha creato le sue occasioni dalla distanza con Bonaventura e Calhanoglu, non ha avuto molto come al solito dalle sue punte: prima Kalinic, impreparato sull'unica palla buona, poi Andrè Silva. Ma soprattutto ha concesso il giusto alla controfigura dell'attacco avversario: un tiro di Mertens, uno di Insigne e quello di Milik che ha esaltato Donnarumma.
Gattuso l'aveva detto: «Ha tutto per essere il migliore del mondo». Ieri ha blindato Gigio tornando Ringhio per un attimo: «Ma chi ha detto che se arriva Reina, lui va via?». La risposta è una scommessa nel giorno della manifestazione del talento.
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