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Doping, i russi chiedono chiarezza. "Infondate le accuse contro di noi"

Dal Cremlino puntano il dito contro il rapporto che accusa il Paese di "doping di Stato". A rischio i campionati di marcia

Il quartier generale del Comitato olimpico russo a Mosca
Il quartier generale del Comitato olimpico russo a Mosca

Rischia il bando dalle competizioni internazionali la Russia, dopo che un rapporto pubblicato ieri dall'Agenzia anti-doping mondiale (Wada) ha accusato il Paese di uno scandalo che se confermato sarebbe il più esteso nella storia dello sport moderno, ma che da Mosca derubricano a un tentativo politico che prende di mira gli atleti.

Mentre in bilico sono anche i prossimi campionati di marcia, in programma per il 7 e 8 maggio a Čeboksary, settecento chilometri più a est della capitale russa, nel cuore della Repubblica dei Ciuvasci, dal Cremlino chiedono prove concrete a sostegno dei sospetti della Wada e assicurano che saranno presi gli "opportuni provvedimenti".

È il ministero dello Sport a Mosca a chiedere chiarezza, dopo la sospensione degli atleti russi per i reati di doping e dopo che la Federazione internazionale di atletica (Iaaf) ha imposto ai russi una scadenza a sette giorni per rispondere a quanto contenuto nel rapporto diffuso ieri, che rischia di costare anche l'esclusione della Russia dalle prossime Olimpiadi, per quello che viene definito senza mezzi termini come un sistema di "doping di Stato".

Parla di accuse "infondate" il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, mentre Australia e Nuova Zelanda sostengono la posizione della Wada e Jared Tallent, argento nella 50 km di Londra dietro Sergej Kirdjapkin, reclama la medaglia d'oro dopo la squalifica per doping del vincitore.

E Putin ha nel frattempo convocato i capi delle Federazioni sportive russe per parlare della preparazione per le Olimpiadi di Rio.

Domani l'incontro a Sochi.

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