Sotto gli occhi del Ct Mancini, Fabio Quagliarella entra nella leggenda. Nel 4 a 0 all'Udinese, il capitano della Sampdoria realizza una doppietta, entrambi su rigore, e raggiunge Batistuta nella storia del calcio italiano. L'attaccante napoletano, come il Re Leone nel 1994, è andato a segno in A per 11 partite consecutive. Anche se Quaglia, a differenza di Bati, ci ha messo 12 gare (in una è stato 90' in panchina). Un traguardo eccezionale, ancor di più perché il 31 gennaio, compirà 36 anni. Un fenomeno, anche di longevità. Per lui parlano i numeri. Capocannoniere con 16 gol, miglior marcatore in attività a quota 143. A pochi passi dal suo record, 19 gol, raggiunto la scorsa stagione. E chissà che pur alla sua età non riesca a convincere Mancini di meritare un'altra occasione in azzurro. Non come premio, non per passerella. Al momento è lui il numero uno dei bomber italiani, lui che sta trascinando la Samp nelle zone alte della classifica. Alla faccia di chi, ormai da anni, lo definisce vecchietto e lo etichetta come finito. Non lo è. Specie dopo essersi lasciato alle spalle quella storiaccia brutta di stalking che lo ha perseguitato e limitato. Ad ogni inizio di stagione, col suo inseparabile numero 27, scelto per onorare l'amico Niccolò Galli scomparso nel 2001, è sempre lì e continua a fare quello che ha sempre fatto: segnare. Con impressionante continuità.
Tanto da commuoversi nel dopo partita, tanto da ricevere i complimenti ufficiali del Genoa (un inedito a Genova), tanto da entrare nella storia. Con merito. E dal prossimo sabato, Napoli permettendo, Quagliarella potrebbe scrivere un nuovo capitolo della storia, sua e del calcio italiano. Infinito.
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