La medaglia è doro. Wierer è la nuova campionessa mondiale di biathlon nella pursuit di Anterselva. Si laurea a casa sua, davanti ad un pubblico che l'attende da quando, bimba, già scalettava in su fra questi boschi o sfrecciava all'ingiù nello stadio, imitando i grandi. La ragazza è cresciuta, al tiro e sugli sci. Apprendista non stregona, ma magica first lady del biathlon azzurro: questa è la consacrazione che lei cercava, per limare ancora un curriculum già da super big. Oltre a due bronzi olimpici e alla prima coppa del mondo generale mai vinta dall'Italia, per Wierer questa è, dal 2013, l'ottava medaglia iridata, la seconda d'oro, dopo il trionfo nella mass start dell'anno scorso a Östersund.
Aveva fatto voto, in caso di podio, di rinunciare al cioccolato e speriamo che la dieta continui come la striscia di medaglie. «È il mio sogno di bambina, mi mancano le parole perché arriviamo tutti da una vigilia molto stressante dove la gioia di correre in casa andava bilanciata con una doppia dose di responsabilità». Wierer ha sciato da manuale e sparato con intelligenza. La gara sprint di sabato, che determinava le partenze nella pursuit di ieri, l'aveva collocata al settimo posto. Occorreva una rimonta prima di gambe, poi di cuore. Il testa a testa comincia presto con la norvegese Marte Roeiseland. Le due restano appaiate, staccando le altre. Tutto si decide all'ultimo poligono in piedi. Ieri il sole di Anterselva ha tenuto a bada il vento, ma un refolo più impertinente sfugge proprio quando comincia la shooting session. Wierer lo ammetterà nel dopo gara: «Mi sentivo bene e avevo fiducia anche nel poligono, nonostante qualche stecca nei giorni precedenti».
Stecca o fretta che comunque avevano già fruttato l'argento alla staffetta mista nel giorno di apertura dei Mondiali. Wierer non pensa e va, ma sbaglia. La norvegese, però, la imita, ed anzi raddoppia gli errori. Tutto si consuma in un attimo: è quello in cui Doro respira, si riconcentra e poi non sbaglia più. A questo punto le due ripartono insieme, ancora agganciate anche nello sguardo dove sembra prevalere la fatica. Le loro sorti, però, si dividono dopo il primo, comune, giro di penalità. Allora Doro può scattare ed andarsene e gestire quei secondi di vantaggio ed autonomia per sferrare il suo attacco, nel chiudere i 10 km di inseguimento. Nel frattempo ecco la terza pretendente al trono: la tedesca Denise Hermann fa bene i compiti e mette in atto una rimonta tenace e pure pericolosa, che si arresta solo per un terzo errore al poligono. Tanto le basta, però, nel finale ad inserirsi, con un ritardo di 95 fra Doro e la Norvegia, che invece accusa un distacco di 138. Sul traguardo Doro scioglie i cavalli e si gode il pubblico.
Ai taccuini poi scioglie anche metà treccia ed un sorriso largo così che vale la
29sima medaglia azzurra nel biathlon e che le permette di conservare anche il pettorale giallo di leader di coppa del Mondo. «Ieri il coach mi ha detto di godermi ogni momento». Lei lo ha fatto. E il mondiale è ancora lungo.
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