Manchester City fuori dalle coppe europee per due anni. Multa di 29 milioni di euro. Gravi violazioni finanziarie, ripetute e ribadite per sei anni, questa l'accusa dell'Uefa che usa la ghigliottina e crea un precedente pericoloso. L'organismo calcistico europeo si sostituisce ai tribunali e utilizzando il Financial Fair Play condanna il club inglese, di proprietà dello sceicco Mansour, per le gravi infrazioni che hanno falsificato i bilanci. Il City di Manchester paga a carissimo prezzo colpe non del tutto chiare, perché il denaro messo in circuito dal proprietario proviene da sponsor direttamente interessati allo stesso club, così evitando un aumento di capitale, comportamento caratteristico di altre società calcistiche del giro europeo. Così operando, l'Uefa aziona l'allarme per un paio di club spagnoli, Real Madrid e Barcellona e per il Paris Saint Germain che hanno finora utilizzato analoghe vie di uscita per respirare su bilanci molto pesanti, al limite della bancarotta. Nulla si sa dei club italiani, in tal senso, là dove i controlli contabili sono meno severi e rigorosi da parte degli organi sportivi chiamati alla bisogna. Lo sceicco Mansour Bin Zayed Al Nahyan ha creato la società di investimento Abu Dabi United Group e aveva acquistato nel 2008 il club per duecento milioni e ora lo stesso City ha un valore patrimoniale di oltre due miliardi e fa parte di un impero, una holding company che controlla una rete di club e di altri progetti sportivi. La holding è controllata dal fondo Abu Dhabi United Group che ne detiene il 78% delle quote, mentre il 12% appartiene ai cinesi di China Media Capital e Citic Capital, infine il 10% è posseduto dagli americani della Silver Lake Partners. Il valore totale supera tremila miliardi di euro.
Ora la squadra di Pep Guardiola salta in aria con i suoi progetti euromondiali. Ha vinto l'ultima Premier, è staccata dal Liverpool in classifica ma è in corsa per la champions che giocherà negli ottavi contro il Real Madrid. Una eventuale vittoria e il successo finale a Istanbul diventerebbero un fatto storico, l'ultimo e unico evento del torneo e della storia dello stesso club britannico. Sempre che la sentenza si fermi a questo verdetto e non venga smentita o ridotta o cancellata dall'appello, non soltanto in sede Uefa ma al tribunale di Losanna. Si apre uno scenario clamoroso nel quale ogni proprietario non potrà ricorrere a finanziamenti di fornitori, sponsor e simili per riequilibrare bilanci in sofferenza. L'Uefa ha voluto dare l'esempio ma presumo che questo provocherà un'onda d'urto pesante per l'organismo calcistico europeo. Il calcio ha bisogno dei grandi club e questi sono chiamati a rispettare le regole, non soltanto quelle calcistiche ma anche finanziarie. Sono i tribunali civili a doversi occupare di questo.
Ma ormai il calcio pensa di essere al centro del mondo, in campo e fuori. Guardiola non corre rischi, il suo contratto vale la multa che lo sceicco dovrà pagare senza particolari dolori. I tifosi sono i soli a dover pagare la vergogna.
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