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Due talenti e L'Italmoto torna indietro nel tempo

Due talenti  e L'Italmoto torna indietro nel tempo

O bnubilati dalla gratitudine e l'amore sportivo che nutriamo per Valentino Rossi, stregati dalla passione tutta di pancia che la nazionale Ducati scatena non appena si affaccia nelle zone alte, storditi dal noioso ma sacrosanto dominio di quel meraviglioso fenomeno di nome Marquez, ecco che ci scordiamo sempre di loro. Loro i Lorenzo Dalla Porta che ieri ha vinto di testa e coraggio per la seconda volta e fra una settimana in Australia potrebbe regalarsi e regalarci il titolo mondiale della Moto3. Di loro i Luca Marini al secondo successo di fila e che ci vuole tanto troppo coraggio per dedicarsi al moto mondo con quel fratello che si ritrova, Valentino Rossi, enorme e ingombrante paragone onnipresente in sella accanto e dietro e davanti e attorno a lui. Loro i ragazzi che ci riportano indietro nel tempo, all'epoca delle 125 e delle 250, l'era in cui ci emozionavamo per le vittorie nelle piccole classi e quasi ignoravamo la classe regina per manifesta impotenza e non presenza. L'epoca, eravamo a fine anni Ottanta, in cui orfani da troppo tempo di Giacomo Agostini e i suoi fasti, orfani anche di quei meravigliosi lampi che erano stati Marco Lucchinelli e Franco Uncini, campioni del mondo 500 nel 1981 e 1982, ci accontentavamo e dedicavamo a loro: ai nostri giovani campioni delle piccole. È vero, oggi è più difficile riuscirci perché la Ducati non c'era ai tempi, non distraeva il tifo, e soprattutto Giacomo Agostini, al contrario di Valentino Rossi, non correva più, faceva il team manager, per cui applaudivamo i grandi americani e australiani che si alternavano in vetta alla classe regina, riuscendo però ad avere pensieri, cuore e titoli per gli italiani delle piccole. Dobbiamo riuscire a farlo anche adesso. Perché Valentino non ringiovanirà. Per cui, sì, dedichiamo occhi, attenzione e passione ai piccoli Dalla Porta, Marini, agli altri come loro, alla Moto3 che fu la 125, alla Moto2 che fu la 250. Possiamo fidarci. A inizio anni Novanta quelle gare e quelle classi ci regalarono Loris Capirossi, Max Biaggi e poi lui, Valentino Rossi. È terreno fertile. Sono vittorie mondiali.

Basta accorgersene e applaudire.

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